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Lentamente affondare

Poggio il corpo disteso sulla corrente
e poi nell'acqua più fresca del mare
da tanto ormai che non ho memoria.

Tra i rumori i suoni lontani ovattati
lo sguardo si perde lassù nel profondo
del cielo azzurro o blu tenebra puntato
di stelle d'oro ammiccanti nella notte.

Sola realtà la brezza che sfiora la pelle
emersa che parla di calore o frescura.

Ora sempre più povero questo incanto
sento venire che via via sommerge questo
mio tronco e bordeggia e l'acqua giunge
a tratti - alle labbra agli occhi socchiusi
quasi che il pensare stancamente snervi
la spinta che m'ha fatto sinora navigare.

Tutto il vivere m'ha spaurito nella vita
eppur bisognava andare e sebbene colei
dentro mi stringe in una morsa il cuore
lucido voglio vederla prendermi per mano.

Mio padre era socialista

 

 

Mio padre era socialista e tifava per la Juventus.
I figli o fanno le stesse cose del padre o l’esatto contrario, forse per affermare la mia identità iniziai a tifare per l’Inter e per capire bene la realtà divenni comunista.
Mio padre era un uomo mite, colpito da tre infarti ed una trombosi morì che non aveva nemmeno 53 anni, non sto qui a piangere lacrime false, sono passati tanti anni, morì nel 1975.
Per anni ho pensato che sarei morto prima di lui, oggi so che non è stato così.
Era direttore all’ufficio imposte, ma non siamo mai stati bene economicamente e non ci trovo nulla di strano, gli stipendi erano quelli che erano e così nemmeno una casa ci potemmo comperare.
Però una cosa trovavo strana, quella che i suoi colleghi avessero case e mobili di lusso, mio padre ci spiegò.
Ci spiegò l’importanza di essere onesti, di non lasciarsi corrompere perché non né vale la pena.
Faceva gli accertamenti , ma non prese mai una lira da nessuno, aiutava soprattutto i piccoli commercianti e gli artigiani che stavano peggio degli operai allora.
Era socialista, quello era il suo credo, poi venne Craxi e le cose cambiarono, lui non vide il cambiamento.
Aveva ragione lui a dire che l’onestà è più importante di tante altre cose anche se … anche se a lui non dedicheranno mai una via.

Incubo?

Sul cielo rosso si stagliano le ombre fumanti delle industrie, il vento innaturalmente impetuoso rende il paesaggio ancor più drammatico e inverosimile. Intorno a me, antiche rovine sparpagliate per la piazza si arrendono alla loro sorte, dopo secoli di sopravvivenza. Scelgo una strada, so di non potermi attardare. Corro tra gli edifici, nella strada vuota mille occhi mi scrutano, ma non sono io il loro obiettivo, è la mia meta. D’improvviso mi si para di fronte una figura conosciuta. E’ Marco, la sua voce borbottante, il suo sguardo assente. Marco, dov’è la via d’uscita? Smette di girare intorno, mi scruta, forse per un attimo interessato, poi mi indica un punto e si volta insoddisfatto. A pochi metri l’acqua ha invaso la strada, Alberto sta aiutando Nola a salire su una lamiera, si guarda attorno occultandola avidamente agli occhi scrutatori. Alberto, aspettami, vengo anch’io! Un leggero cenno d’assenso è tutto ciò che posso strappargli. Balzo sulla zattera mentre già si allontana da riva, mi volto verso Marco con apprensione, ma nemmeno la sua sorte sembra capace di smuoverlo dalla perenne apatia.

ricordi di ariele funambola su andromeda

arciere non scocchi più dardi
cosi s'impiglia la  parabola
sulla rete,
come faranno allora
gli aironi cinerini
sul gelato fiume
ad affrontare  i venti?.

Io ho del sogno frammenti
limbi
che permettono scambi,
ma non vorrei scordare l'aria
di lassù.

era cosi rarefatta
che m'incantò.

ora ri-fiuto.
l'altezza
 mi dà le vertigini.

sono imbambolata,
ma mi solletica
pater eolo
dai ariele ti sospingo io
sussurra...rilassati
chiudi gli occhi...concediti
stai tranquilla
tra queste braccia.

 annegherei per sempre
volentieri
in un mar di tenerezza.
e  allora giuro
 per la mia pace
 vita
io mai più rinuncerò al dondolio,
a quel desiderio languido
che trafuse
miele liquido
 sulle mie ferite.

cose così

Gli specchi hanno gli occhi
o gli occhi sono specchi?
Dammi la mano
e scivolo nei tuoi
che oggi sono un lago
e io mi sento un cigno. 

 

2010

 
in mezzo a queste onde
increspate dal vento
dove spesso vortici
tentano di annegarmi
dammi un attimo di respiro
 
un legno a cui appoggiarmi
le ali di un gabbiano
per sollevarmi
quel tanto che basta
per non bere sale
 
placa il sibilo del vento
che non mi confonda
dai forza alle mie gambe
per tenermi a galla
accendi il sole
perché io non geli
 
e in  un’isola sicura
dammi approdo
che io possa aspettare
il bel tempo
per tornare a casa
e trovar pace per sempre.

Preghiera

Se fossi un angelo sarei il tuo custode
E volerei in alto fino al Signore,
Per lodarLo del bene che mi ha dato
In quest’ amore che non è peccato.
 
Sarei l'angelo che ti dona le sue ali,
Perché volare nella gioia della luce
E' il nostro destino.
 
Sarei l'angelo della luce,
Perché tu non debba mai sentirti abbandonata,
Nel buio della notte.
 
Sarei l'angelo della preghiera,
Quando nel cuore senti entrare
La solitudine della sera.
 
Sarei l'angelo che ti accompagna alla fine della vita,
Per vedere il nostro tramonto
Sciogliersi tra le dita.
 
Sarei l'angelo dei tuoi sogni
Di un tempo ormai lontano,
Quando le preghiere ancora si contavano con la mano.
 
Ma il tempo corre e il sogno resta
E i bambini, oggi, non pregano più.
L'unica rimasta, ora, sei tu.
 

Sarò una stella

Guarda che bella!
Da grande sarò come quella.
Perché dubiti, amore mio?
Lo sai che brillerò come una stella!
 
Stella stellina che brilli nel cielo,
Fa che non scenda mai sui miei occhi un velo,
Fa che una lacrima non bagni il mio viso;
Quello a cui la tua luce ha donato un sorriso.
 
Correvi così, felice tra il salice e l'ontano
Seguendo, dell'astro, il suo lampo lontano.
Sirio, Antares o Vega,
Tra tutte una sola al cuore ti lega.
 
Ma il tempo, si sa',
Come la nuvola nera nel cielo va.
Ti trovi ora sola negli anni,
Davanti ad un pozzo, coi tuoi affanni.
 
I tuoi occhi velati per una stella perduta,
Tu sei piccola e non sai che è solo caduta.
 
Vieni in braccio da me
Andiamo insieme al bordo del pozzo
Per vedere lontano nel fondo
Che di fianco alla stella…ora brilla il tuo volto.
 
 

Il dolore degli altri

E’ sale sparso
sulle ferite aperte.
sul ricordo accecante
dei visi amati
che porto in me,
compagni eterei
dei miei giorni.
 
Inginocchiata
cerco ancora
ad occhi chiusi
risposte che non conosco.
 
                      Danila Corlando

Canto.

 
 
Canto alla gioia degli orli di gonne
le linee continue dei salti che fanno da profili alle grida
nei balli di festa.
Canto di ventre sui pubi sui volti sul riso
in ogni esercizio di languori
intrecciati.
 
Canto il cantare la voglia di esserci
in piena anidride
a bolle richieste nei pizzicori di gola.
Canto, con frange di voci
che fanno merletti sul raso dei glutei.
 
Ci sono i tormenti a corolla che vita si fanno:
ecchisenefrega!, io canto la goduria del calice o delle lingue sfrenate.
 
Io canto come canterebbe l’unisono dei tappi fiondati
dalle angosce del fondo
 
e le esala.

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