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Notturno bolero.

Gli occhi oramai due fessure impenetrabili
i pugni serrati lungo i fianchi, le nocche livide
in piena apnea cerco di convincere il cuore
a pulsazioni rarefatte, a ritmiche sopportabili.

Così, stravolto, sul letto come in un sudario
attendo che il buio mi inghiotta finalmente
ma invano, il fiato sibilando fuoriesce
e il cuore riprende il suo solito cammino.

Con gli occhi sbarrati e dolenti fisso il nulla
che un buio dispettoso ogni notte mi regala
anche stavolta la Nera Signora ha perso
anche stanotte Morfeo attende inutilmente.

Le ore stancamente danzano il classico bolero
completamente sveglio partecipo alla festa
che Morfeo attenda, c’è tempo per la notte
balliamo Nera Signora, ti ho fottuto ancora.
 

L'iguana di Piero Lo Iacono

 
 
Catturammo un’iguana
e la legammo al guinzaglio.
Per nutrirla, allevarla e poi mangiarla.
Lobotomia sottovetro?
Giocammo a fare Dio.
Il Predatore ortopedico.

La poesia più bella del mondo

 
Quando tu sei lontana
qui tutto
sembra vuoto e liscio.
 
Come un bottone senz'asola
una vite senza fine
una lacrima appesa
o un treno in ritardo.
Come un’anima spersa
attendo che torni
come una bussola rotta
una nuvola sola
como un gato sin gata.
 
La Gioconda tu sei
 il gabbiano di Bach
le cinque della sera
il nome della rosa
un flamenco gitano
una moto nel vento
la giacca migliore
Roma di notte
o la bella Madrid.
 
Oppure semplicemente sei
la mia poesia
più bella del mondo.

Diversione Universale

 
Cercami dove l'ombra incontra la notte
senza pudore nè fantasie bigotte,
dove ogni stella ha un suo riflesso,
mite ipnotico contatto tra se stesso.
 
Nel mio corpo mortale tracce d'infinito,
impronte di una divinità di cui è svanito
lo spirito e la sua essenza,
icone d'una misera esistenza.
 
Abbracci di bronzo, carezze di rame
che sono contorno di un cuore d'amianto
che batte...che corre...che ha fame...
 
e mosso dal vento e scosso dal pianto
rifrange e brucia le mie lame,
ferendo del cielo il suo incanto.

Dario del Che in Sicilia / 4

“Capitolo 32/60. Compito per le vacanze”
Dove il Nostro legge, nel dopocena, a genitori e operatori del Locus il seguente testo…

Dunque, immagino che tutti dovete fare i compiti per le vacanze. Di Italiano, sapete che quegli esauriti di prof vi sparano prima o poi il fatidico “Racconta le tue vacanze”… grande fantasia, come al solito… Io l’ho fatto, anticipato,  e me lo sono già tolto.

Punto di domanda

 
Ci sono delle persone
che quando vogliono tagliare
senza curarsi se per caso fanno male
si appendono ad ogni pretesto
anche quello più banale
 
e allora tu ti chiedi
cosa veramente sia successo
visto che il filo appeso
non regge nemmeno un moscerino
 
e te ne stai lì
con lo stupore tra le dita
mentre rifletti su quanto logico sarebbe stato
dire semplicemente
solo quello che si era pensato.
 
tiziana mignosa
gennaio 2010
 

La festa che si svuota uno ad uno.

 
E giunse il tempo di seguire per la prima volta un morto, anche se non son certo corridori e vanno piano perché la vita li ha già sfiancati.
Fu una fatica immane attraversare il riconoscimento dei parenti: da quelli che lo erano dal tempo in cui non c’ero a quelli che avanzavano dalla conta del mio sangue.
 
Ero in una chiesa con altri morti sui piedistalli ed uno più sicuro al centro della navata, disteso e schivo come sotto un platano nell’erba assente di inattesi formicolii, con lo sguardo indeciso sulla strada del ritorno: quel declivio oscuro che porta dalla carne alla polvere e da questa al niente, o meglio, alla dimenticanza del futile gioire.
 
In quella cerimonia di commiato - occasionale intesa di una composta festa - tutti gli invitati sapevano della partenza solitaria, uno ad uno, di cui sarebbero stati migranti, al più tardi, dopo aver svuotato la credenza della vita e lasciato, nel cuore opportuno, i resti del bivacco nella radura dei sentimenti.
E mentre, tacendo, il sole esaltava dalle vetrate poche lacrime vere e quelle salate d’occasione per il mare minore del dolore in cui l’anima s’imbarca e fanno l’ultima estate nel cuore ridotto e fermo del defunto, quasi tutti parlavano del sereno assente, che intanto era presente solo non sentiva. Altri con coraggio si presero il resto della vita, pensando al proprio incomodo come sciacalli in giro nel pollaio.
 
Guardandoli, negli abiti falsatamente neri ma splendidi per quell’ inverno al cimitero, sentivo che dovevo contentarmi di avere pezze al culo ed una mano tesa al più vicino dei parenti ch'era mio padre già deciso a darci un quarto della sua miseria, spartita in coscienza coi miei fratelli (perché divisa la miseria non si nota).
 

Quel libro ..

Orizzonte aperto

Quell'apparente vaso tutto pieno
era in effetti un orizzonte vuoto
tanto m'apparve il giorno in cui compresi
di non sapere come disse un saggio

trovai così di conoscenza il gusto
d'amore del sapere aprendo il libro
vecchi giudizi riflessioni attuali
di scuole di pensiero occidentali

e gli orizzonti ormai come sapete
s'aprirono così a mondi nuovi
per quanto raggiungessi l'agognato

intravedevo tante nuove azioni
da conquistare con fatica dolce
e gli orizzonti sono sempre aperti

Copyright © Lorenzo 10.1.10

scoprimi


"non fissarmi

dai corpo
al mio specchio

c'è una ragione 
intima

nel suo nascere"

 

Le Tue Trecce

 
"prendevi tra le mani uno spago
lungo più del vecchio manto
facevi un nodo, primo avvio
memoria del gesto,
poi iniziva veloce il guizzo
diviso per tre
come un triangolo amoroso
che segue un percorso
di onde uno sull'altro
fino all'estremo ,concluso il lavoro
ritornavi bambina vezzosa
nello sguardo,
poi arrotolavi su se stessa
la prima treccia sopra una tempia
poi lo stesso lavoro sull'altra poi l'incrocio del cordoncino
da una all'altra e per conclusione un fazzolletino nero
a coprirle,
che buffa pensavo
mi sembra una capretta
e giù una risata
e tu con me nonna,
rito,
antico
de sos cuccos"

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