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Vittima d'un sogno

Veniva di lontano (2006)

Veniva di lontano, di là dall'Adriatico. Giovane, ma non si capiva quanto, e lui non lo disse mai. Aveva un viso strano, non brutto, anzi, ma scuro più d’espressione che di colorito. Rideva poco, ma talvolta sorrideva e quando lo faceva, strizzava gli occhi in modo simpatico. Sbarcato in qualche modo, vicino Ancona, che dalle sue parti si scannavano da anni e non c’era scampo dalla miseria, Marko, pastore in patria, venne a fare il pastore qui da noi. Un lavoraccio, su per i monti loro e nostri, in solitudine continua, che i locali mitigavano con qualche scappata a casa per qualche ora, chi dalla moglie, dalla fidanzata o per provviste fresche, comunque anche per scusa, tornare in paese, farsi una bella bevuta con gli amici. A lui, che nessuno accolse in casa, toccò la baracca di pietre e lamiera, vicino alla pietraia, dove c’era la sorgente d’acqua buona, legna da ardere e vi passava il sentiero che dalla valle, il paese, andava in cima al monte, alla croce di legno. Vigilava sul gregge, con due cani, mungeva ogni giorno e accantonava il latte in bidoni di alluminio che il padrone, coi muli, veniva giornalmente a ritirare. Poche battute sugli animali che si erano azzoppati o allontanati o persi, o recuperati. Una specie di contabilità giornaliera, da professionisti. Il padrone, che pareva preoccupato di non dargli più della giusta confidenza, ogni tanto gli portava delle riviste, di quelle patinate, dove il maggior spazio è occupato da ragazze procaci, eternamente in costume da bagno. Con un’occhiata d’intesa, tra uomini, non c’erano commenti da fare, di nessun genere.

L'osteria del...

 
oddio! il porcellino no
il cinghialino assolutamente no
pensa la sua mamma
che schock agli spari
però...con queste olive amare...
secondo me un po' di pepe?...
sulla polente è una favola
anche con le pappardelle
...cucina bene la signora
ci torniamo
vero?

La sagra del...

 
se il vino dolcemente soavemente
mi prende il pensiero e sogno
di possederti lungamente
blandamente con contorni
da fiera paesana di colorati lampioncini
e avvolgo le tue forme
con morbide mani quasi piume
come un cartoccio giallo paglia
di calamaretti fritti profumo di mare
e tu mangi e bevi e ridi smodata
assolutamente eccitante
eroticamente irresistibile
e dici si inconsciamente - forse
godiamoci questa follia
di fine estate.
 
 

Vado tre mesi a Dubai

Vado tre mesi a Dubai. Lavorerò come addetto culturale all'ambasciata italiana. In realtà agirò per la Cia a tempo pieno. Devo sorvegliare alcuni tecnici egiziani che lavorano sotto copertura per l'ambasciata cinese. Il problema è che, abbiamo il sentore, i cinesi a Dubai utilizzano gli egiziani come collegamento a degli uomini d'affari pakistani a Karthoum dove, abbiamo il sentore, potrebbe esserci un punto di partenza di un traffico d'armi a triangolo tra Caracas, Baghdad e alcune cellule affiliate ad Al Qaida localizzate nel Kashmir. Abbiamo il sentore che alcuni elementi di Al Qaida nel Kashmir operino autonomamente nel traffico d'organi proveniente dall'India, in collusione con gruppi della mafia russa che hanno stabilito una testa di ponte nell'UE, precisamente ad Anversa, tramite un prestanome che gestisce un ristorante greco, da cui si irradia un flusso di eroina che ha tra i suoi principali punti di smistamento al dettaglio Los Angeles, con base nel quartiere vietnamita da dove, abbiamo il sentore, partirebbero sospetti movimenti di diamanti acquistati con denaro sporco. Tali diamanti, abbiamo il sentore, finirebbero a Dubai, dove appunto ci sarò io. E nessuno avrà il sentore del collegamento finale.

(novembre 2008)

Gita fuori porta

 
Ho mangiato, in campagna
fave con cacio sapido pecorino
ingollato  buon vino
frutta fresca pan di spagna
baciato il collo marmorino
d’una ragazza, culo a mandolino
disperso in fumi alcolici
non vidi che puntuti conici
morbidi seni sviavano
da mani che mettevano
brave veloci abili streghe
cavallette e ragni nelle braghe.

Analessi della vecchia casa.

 
Ho visto la vecchia casa - di cui ci sembrò il civico ostentato -
con quei gesti esortanti dell’andare
ai balconi
nel cosmo di cemento.
 
La sua ombra è uguale, la mia muta;
 
ma saprò d’esserci quando alle spalle
mi toccherà un richiamo da terra.
 
Io attraverso il senso - lei suppone:
- non importa il lato dispari degli anni
o se al contrario siamo congrui in pari.
 
Adesso, e fermo, osserva i tuoi passi:
questa strada ne conserva i poggiati,
i primi guidati.
 
Non vedrà mai i pesanti ravvicinati.

Pangea ultima

Se penso a come sarà questa crosta di terra
Tra il fuoco pesante e l'etereo gelo cosmico
Tra trecento milioni d'anni
La mia immaginazione galoppa sul nulla
Che è ancora un'ipotesi remotissima
E penso che sotto qualche forma anch'io ci sarò
Su quel supercontinente
Ma non so con quali occhi
Vedrò lo stesso sole che mi scalda adesso.

 

Firenze, 26 frimaio dell'anno CCXVIII (16 dicembre 2009)

Non ci sei

Non ci sei più
e sei dentro di me
ti penso
tanti ricordi di te
nostalgie
il tuo sorriso in quella foto che ti scattai
a sorpresa nel parco
e mi guardi (dal nulla)
dal tuo mondo
dal tuo universo lontano
giorni felici amari  duri
la vita
ora ne conosci il mistero
Ciao babbo!

La fuga della luce

così succede a volte
che la luce fugga
e si rifugi in carsici pertugi
al di sotto delle ciglia
 
e lì scavi
cercando vie d'uscita
e faccia sfuggire lampi
in memoria di se stessa
 

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