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Dei pensieri, delle voci.

A Orme - attraversando Gil
 
Le vedi quelle fiamme fredde annichilite nel verso del mattino?
Sono ferme e vanno ciondoli nel mondo. Si sfuggono
nell’alveo delle forze ignote ai libri.
Sono di lancio dai bicipiti del cosmo, sono le sue orme.
Sobillano la stasi dei pianeti; rotolano all’oscuro
senza sapere aver accanto un’anima.
 
Un po’ di noi, tutto sommato: noi che cademmo.
  
Rotola il nostro sasso su quel greto nero e andrà alla foce
di un chissà che - penso ad un percorso
che s’inserra nella forra di un altro tempo, esterno
ad ogni età - ma no,
noi non cadremo.
 
Mi chiedi se dimorano castori o altre vite di pionieri?
Forse evoluti o sui sedili alle comete:
le solitudini hanno un gusto quando volute in luoghi;
poi, si congiungono le mani e loro stanno.
 
Non so se credermi ti aiuti, dacchè tu già da solo
reggi un mondo:
è certo che tutto è già o, pure, giacque a inizio di rinnovo.
 
Così avremo pelle fin quando si potrà
la strana voce
che parla alle tue radici provocando gemme.

Ricordi di una barca

 
Ero una giovane barca, 30 anni fa, laccata di fresco, bianco l’interno ed il bordo, di un caldo marrone la chiglia.
Quanta emozione quando piano piano mi fecero dolcemente scivolare nello specchio di mare scintillante davanti a casa.
Mi riempivano di orgoglio i grandi occhi lucidi, le guance rosse dall’eccitazione di tre bimbi adoranti, la soddisfazione di papà Gigi, la malcelata contentezza di mamma Annamaria, lo stuolo di vicini e di parenti che partecipavano con gioia all’evento.
E subito giri, tuffi, pesca all’alba, prove di guida con frotte di ragazzini gioiosi e divertiti che facevano a gara per accaparrarsi un posto a prua e godersi il vento che spruzzava il viso e scompigliava i capelli.
Quale nome è più adatto per una barca così amabile? Non c’è storia: MAROLUSI, le iniziali dei tre adorati figli (Maria Rosaria, Luciano e Simonetta)
Quante cure, quante carezze, quante coccole… Quanti timori ai primi acquazzoni!
-         Che vento soffia oggi?
-         Guarda, la barca ha la prua verso Porto Cesareo, è tramontana…
-         Oggi è volta a sud, è scirocco, farà caldo, ci sarà afa…..
Poi vennero tempi bui. Gigi stava male, nessuno aveva voglia di andare in barca.
Ma la tenacia, la forza, il carattere e le cure mediche ebbero il sopravvento. La barca riprese a solcare lo specchio di mare scintillante col suo carico gioioso, ad aspettare paziente le gare di tuffi, le ricerche di conchiglie, le prime prove timorose di nuoto di bimbi ed adulti fifoni.

Ho scommesso

Ho scommesso
su piedi senza scarpe,
ho tolto i bracciali,
prima uno poi l’altro,
ho graffiato lo smalto,
buttato via i lustrini.
 
 
Ho tolto
i ricci alle parole,
sciolto le vernici,
lavato via i sorrisi.
Dopo tanto sottrarre
sarei rimasta io.
 
 
E ciò che vedo
è piccolo,
ancora non si basta,
di nuovo chiede veli
l’anima nuda.

Inserito da Anastasia il Mer, 17/02/2010 - 02:11.

Odio il solito tira e molla..
come quel led d'uno schermo gelido
mai spento
nè vuoto però..

cinque/due/ventidieci: odio quella macchina.

odio quella macchina
ogni volta l’angoscia mi attaglia
seppure ormai da anni la conosca
 
come in un girone dantesco
supino, seguo con gli occhi i led luminosi
che girando leggono il mio futuro
 
odio quella macchina
appeso alla sua tecnologia
aspetto la sentenza con angoscia
 
entro nel tubo roteante
sperando di uscire dal tunnel
conscio della caducità della vita
 
odio questa macchina
ieri, come domani, freddo giudice
che può sancire vita o donare morte
 
eppure costretto tra le sue spire
sorrido pensando che in fondo la vita
non è così male e va tutta vissuta
 
amo questa macchina
anche stavolta è stata generosa
tutto sembra procedere per la giusta strada
 
anche se…
un piccolo tarlo è tornato a rodermi
perché presto dovrò incontrarla di nuovo
 
odio questa macchina: cinque/due/ventidieci

Spazio 2009

Dieci anni or sono esplosioni nucleari
spinsero la luna oltre regioni
remote di altri sistemi solari.
Da quel giorno i coloni
delle stazioni lunari
vagano dove li portano gli anticicloni
dei venti interstellari.
Coltivano piante alimentari in serra,
fedeli al simulacro della terra,
ora così distante, attraversano
cieli alieni, frontiere senza dogane,
barriere senza dazio. Osservano
fasi astrali forestiere, aurore
fantasmagoriche, foriere di atmosfere
irregolari, da registrare per i posteri.
Nutrono il senso del sacro, venerano
il profano, celebrano nascite e unioni,
altri eventi supremi, e qualche funerale
durante il quale il rito ufficiale
espelle la bara nella direzione di una delle
stelle meno lontane, che la cremi:
lo spazio così è sia la loro casa
che la loro tomba. Ai loro bambini
insegnano l'universo e i suoi confini estremi,
il foro della mancanza e le passioni che lo intasano,
i teoremi della speranza e gli assiomi su cui si basano.
 
L'unica cosa cara di cui si tace loro è la rosa,
l'ultima delle quali giace lisa in una teca
nella biblioteca di bordo. Una mattina favolosa
seppelliranno anche l'ultimo che ne reca con sé il ricordo.
La circonderà da allora una leggenda silenziosa e precisa,
nella coscienza di ciascun bimbo diversa, incondivisa.
 
[13092009]

Orma(delcaos) da "I due cervelli" - post a Manu.

Sperduta

 sperduta
- come creata qui
inopinatamente adulta e vestita
in questa strada che dovrebbe essere nota
vago
 
una pioggia di gocce infinitesimali
quasi umidore di nebbia
mi avvolge gelida
 
io sono qualcosa qualcuno
mi pare di ricordare
ne ho una qualche reminiscenza
                                  [antica
 
adesso muoverò qualche passo
e acquisirò nuove memorie
guarderò dietro gli angoli
tra le connessioni dei sampietrini
verso l'alto rifinito dai cornicioni
 
ovunque tranne
che davanti a me lì in fondo
dove la strada sembra svoltare
e invece semplicemente scompare
nel nebbischio

Preghiera Maledetta

L'Oscuro,
come la fu irradiante Luce
frantumatasi
contro il buio,
è or insito in Me
 
E tal quale
le foglie d'autunno,
s'abissa
in spente scaglie
su fondali,
ove iride
veder non può
ove l'udito più non giunge
ove il cor
più non batte
 
E Tu
Carogna
che degno poeta
non sono
per decantar a te peggior eufemismo
a dispregiar
quanto non vali
 
Rivelazione
ma ch'io
già lessi
nel far tuo
menzoniero
nemmen troppo falso
fosti capace
per risultar a me
vero
 
Sia Benedetto
ora et per semper
una
Maledetta preghiera
 
Ateo vangelo
dedico
a colui
che d'approfitto
affonda
l'infamia
dentro Me
 
E sia ancor Benedetto
tanto
che possa l'anima,
semmai possiedi,
divenir glaciale
 
Le tue
emozioni
in letargia
spegnersi
 
E io ti veglierò
con passione,
affinchè
al lor tornar vive
sia lì
e penetrar
si lenta, ma tanto inesorabile
quanto a fondo,
la lama, la mia penna
la mia lingua con cui
io canto
 
Voler
veder gli occhi
mentre
ucciderò cio'
che non meriti
il Sentimento

Pensiero

 
Sono sogni
e piccole paure
che ci fanno annegare
nel sano pensiero
di esser
           strani.
 
 
Caterina Manfrini

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