Scritto da © Maria34 - Mer, 17/02/2010 - 11:22
Ricordi di una barca
Ero una giovane barca, 30 anni fa, laccata di fresco, bianco l’interno ed il bordo, di un caldo marrone la chiglia.
Quanta emozione quando piano piano mi fecero dolcemente scivolare nello specchio di mare scintillante davanti a casa.
Mi riempivano di orgoglio i grandi occhi lucidi, le guance rosse dall’eccitazione di tre bimbi adoranti, la soddisfazione di papà Gigi, la malcelata contentezza di mamma Annamaria, lo stuolo di vicini e di parenti che partecipavano con gioia all’evento.
E subito giri, tuffi, pesca all’alba, prove di guida con frotte di ragazzini gioiosi e divertiti che facevano a gara per accaparrarsi un posto a prua e godersi il vento che spruzzava il viso e scompigliava i capelli.
Quale nome è più adatto per una barca così amabile? Non c’è storia: MAROLUSI, le iniziali dei tre adorati figli (Maria Rosaria, Luciano e Simonetta)
Quante cure, quante carezze, quante coccole… Quanti timori ai primi acquazzoni!
- Che vento soffia oggi?
- Guarda, la barca ha la prua verso Porto Cesareo, è tramontana…
- Oggi è volta a sud, è scirocco, farà caldo, ci sarà afa…..
Poi vennero tempi bui. Gigi stava male, nessuno aveva voglia di andare in barca.
Ma la tenacia, la forza, il carattere e le cure mediche ebbero il sopravvento. La barca riprese a solcare lo specchio di mare scintillante col suo carico gioioso, ad aspettare paziente le gare di tuffi, le ricerche di conchiglie, le prime prove timorose di nuoto di bimbi ed adulti fifoni.
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Scritto da © miresol - Mer, 17/02/2010 - 08:48
Ho scommesso
Ho scommesso
su piedi senza scarpe,
ho tolto i bracciali,
prima uno poi l’altro,
ho graffiato lo smalto,
buttato via i lustrini.
Ho tolto
i ricci alle parole,
sciolto le vernici,
lavato via i sorrisi.
Dopo tanto sottrarre
sarei rimasta io.
E ciò che vedo
è piccolo,
ancora non si basta,
di nuovo chiede veli
l’anima nuda.
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Scritto da © redazione - Mer, 17/02/2010 - 02:44
Inserito da Anastasia il Mer, 17/02/2010 - 02:11.
Odio il solito tira e molla..
come quel led d'uno schermo gelido
mai spento
nè vuoto però..
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Scritto da © Franco Pucci - Mer, 17/02/2010 - 01:41
cinque/due/ventidieci: odio quella macchina.
odio quella macchina
ogni volta l’angoscia mi attaglia
seppure ormai da anni la conosca
ogni volta l’angoscia mi attaglia
seppure ormai da anni la conosca
come in un girone dantesco
supino, seguo con gli occhi i led luminosi
che girando leggono il mio futuro
supino, seguo con gli occhi i led luminosi
che girando leggono il mio futuro
odio quella macchina
appeso alla sua tecnologia
aspetto la sentenza con angoscia
appeso alla sua tecnologia
aspetto la sentenza con angoscia
entro nel tubo roteante
sperando di uscire dal tunnel
conscio della caducità della vita
sperando di uscire dal tunnel
conscio della caducità della vita
odio questa macchina
ieri, come domani, freddo giudice
che può sancire vita o donare morte
ieri, come domani, freddo giudice
che può sancire vita o donare morte
eppure costretto tra le sue spire
sorrido pensando che in fondo la vita
non è così male e va tutta vissuta
sorrido pensando che in fondo la vita
non è così male e va tutta vissuta
amo questa macchina
anche stavolta è stata generosa
tutto sembra procedere per la giusta strada
anche stavolta è stata generosa
tutto sembra procedere per la giusta strada
anche se…
un piccolo tarlo è tornato a rodermi
perché presto dovrò incontrarla di nuovo
un piccolo tarlo è tornato a rodermi
perché presto dovrò incontrarla di nuovo
odio questa macchina: cinque/due/ventidieci
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Scritto da © Pietro Roversi - Mar, 16/02/2010 - 19:30
Spazio 2009
Dieci anni or sono esplosioni nucleari
spinsero la luna oltre regioni
remote di altri sistemi solari.
Da quel giorno i coloni
delle stazioni lunari
vagano dove li portano gli anticicloni
dei venti interstellari.
Coltivano piante alimentari in serra,
fedeli al simulacro della terra,
ora così distante, attraversano
cieli alieni, frontiere senza dogane,
barriere senza dazio. Osservano
fasi astrali forestiere, aurore
fantasmagoriche, foriere di atmosfere
irregolari, da registrare per i posteri.
Nutrono il senso del sacro, venerano
il profano, celebrano nascite e unioni,
altri eventi supremi, e qualche funerale
durante il quale il rito ufficiale
espelle la bara nella direzione di una delle
stelle meno lontane, che la cremi:
lo spazio così è sia la loro casa
che la loro tomba. Ai loro bambini
insegnano l'universo e i suoi confini estremi,
il foro della mancanza e le passioni che lo intasano,
i teoremi della speranza e gli assiomi su cui si basano.
spinsero la luna oltre regioni
remote di altri sistemi solari.
Da quel giorno i coloni
delle stazioni lunari
vagano dove li portano gli anticicloni
dei venti interstellari.
Coltivano piante alimentari in serra,
fedeli al simulacro della terra,
ora così distante, attraversano
cieli alieni, frontiere senza dogane,
barriere senza dazio. Osservano
fasi astrali forestiere, aurore
fantasmagoriche, foriere di atmosfere
irregolari, da registrare per i posteri.
Nutrono il senso del sacro, venerano
il profano, celebrano nascite e unioni,
altri eventi supremi, e qualche funerale
durante il quale il rito ufficiale
espelle la bara nella direzione di una delle
stelle meno lontane, che la cremi:
lo spazio così è sia la loro casa
che la loro tomba. Ai loro bambini
insegnano l'universo e i suoi confini estremi,
il foro della mancanza e le passioni che lo intasano,
i teoremi della speranza e gli assiomi su cui si basano.
L'unica cosa cara di cui si tace loro è la rosa,
l'ultima delle quali giace lisa in una teca
nella biblioteca di bordo. Una mattina favolosa
seppelliranno anche l'ultimo che ne reca con sé il ricordo.
La circonderà da allora una leggenda silenziosa e precisa,
nella coscienza di ciascun bimbo diversa, incondivisa.
l'ultima delle quali giace lisa in una teca
nella biblioteca di bordo. Una mattina favolosa
seppelliranno anche l'ultimo che ne reca con sé il ricordo.
La circonderà da allora una leggenda silenziosa e precisa,
nella coscienza di ciascun bimbo diversa, incondivisa.
[13092009]
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Scritto da © Anonimo - Mar, 16/02/2010 - 18:14
Orma(delcaos) da "I due cervelli" - post a Manu.
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Scritto da © Franca Figliolini - Mar, 16/02/2010 - 16:58
Sperduta
sperduta
- come creata qui
inopinatamente adulta e vestita
in questa strada che dovrebbe essere nota
vago
una pioggia di gocce infinitesimali
quasi umidore di nebbia
mi avvolge gelida
io sono qualcosa qualcuno
mi pare di ricordare
ne ho una qualche reminiscenza
[antica
adesso muoverò qualche passo
e acquisirò nuove memorie
guarderò dietro gli angoli
tra le connessioni dei sampietrini
verso l'alto rifinito dai cornicioni
ovunque tranne
che davanti a me lì in fondo
dove la strada sembra svoltare
e invece semplicemente scompare
nel nebbischio
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Scritto da © Erunamo - Mar, 16/02/2010 - 14:25
Preghiera Maledetta
L'Oscuro,
come la fu irradiante Luce
frantumatasi
contro il buio,
è or insito in Me
E tal quale
le foglie d'autunno,
s'abissa
in spente scaglie
su fondali,
ove iride
veder non può
ove l'udito più non giunge
ove il cor
più non batte
E Tu
Carogna
che degno poeta
non sono
per decantar a te peggior eufemismo
a dispregiar
quanto non vali
Rivelazione
ma ch'io
già lessi
nel far tuo
menzoniero
nemmen troppo falso
fosti capace
per risultar a me
vero
Sia Benedetto
ora et per semper
una
Maledetta preghiera
Ateo vangelo
dedico
a colui
che d'approfitto
affonda
l'infamia
dentro Me
E sia ancor Benedetto
tanto
che possa l'anima,
semmai possiedi,
divenir glaciale
Le tue
emozioni
in letargia
spegnersi
E io ti veglierò
con passione,
affinchè
al lor tornar vive
sia lì
e penetrar
si lenta, ma tanto inesorabile
quanto a fondo,
la lama, la mia penna
la mia lingua con cui
io canto
Voler
veder gli occhi
mentre
ucciderò cio'
che non meriti
il Sentimento
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Scritto da © stellasenzacielo - Mar, 16/02/2010 - 14:22
Pensiero
Sono sogni
e piccole paure
che ci fanno annegare
nel sano pensiero
di esser
strani.
Caterina Manfrini
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Scritto da © Erunamo - Mar, 16/02/2010 - 14:16
Senza titolo
O mare
che a fatica
tediato
trascini le onde
tue figlie
Tu
che a me
dasti la luce
or
innalzo prece
ch'io
adottar
possa esser
dal Tuo immenso oscuro
ogni qual volta
il Sol divori
Assolvimi
per il rassegnar
d'un viver
che lungi
oramai dall'esser tale è
O Mare
mi donasti la vita
regala or
a costui
la Fine
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