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Harbingen

Una notte di stelle, compresi
Chagall e il suo vento.
Il sogno, un gioco di mani,
il suo viaggio,
la vita che lasciava alzando tele
infinite
e donne
al soffio del temporale...
Altrettanto infinito.

Guardai estasiato
una sposa, una luna caduta,
un piano... e nel vetro vi lessi
la lieve rugginosa Russia
e nel tratto iniziale, Guillaume che rideva.
Vedevo e sentivo
un pesante fardello.

Un viaggio, poi un altro e un altro ancora.
Eterno e infinito
in terre lontane
e a volte vissuto come il pianto
che scivolando scema.

Un antico castello,
carte al vento,
una semplice domanda
sussurrata
tra la mano e l'orecchio:
"Vuoi viver con me?" E Cecilia sorrise
che fino alla fine seguì
senza sosta, il maestro. 

Ma come vuole la vita,
la mano tesa, un giorno tremò.
"Digli che ancora vorrei 
dipingere il bianco". Pregò la sorte.
Ma lei non rispose
e nel vuoto, il vecchio, annuì.
L'agguato non tardò...

Ma Bella era accanto,
come il primo giorno
...accanto.
Alla fine del ponte sorrisero
tra i due orecchini, gli infiniti occhi
neri come un carbone,
o qualcosa d'uguale o acetilene a pezzi
o qual'altro intruglio che propina la vita
dopo la morte. Tendente al grigio.
Che di grigi s'ammanta.

Un mare senz'onde o l'onda che lenta
ritira
per tornare come i suoi mostri
teste animali...
il violoncello, una sposa che vola
ed il blu
e gli occhi tristi dello sposo...
Il signor del fuggire assorto
e della tristezza.

Fu così che quella volta

Pensiero ... così.

 
quantunque lo pensi
e continuamente mi si dica
non risolvo che a forza ragionare
resettare i battiti all'ora legale
mi faccia meglio viver
di come e quando sognavo
era il mattutino a destarmi
ed il vespero la sera
ad addormentarmi.

i vestiti nuovi dell'imperatore

Hanno messo a tacere le campane
per farci vivere nella placenta dell’ignoranza
.
Le canaglie stanno nutrendo lo sciacallo
perché hanno serrato le finestre

sprangato le porte alla conoscenza
e nell’incoscienza strozzato la coscienza

Vendono a caro prezzo fango e sterco
facendolo brillare come fosse argento

In processione camminano
con addosso i vestiti nuovi dell’imperatore

con le carni ferite
anestetizzate dall’etere

con  le menti lacerate dalle finzioni
propagarsi in onde d’amore inesistente.

e mordono  la pelle e strappano il pelo
mostrando la conca della menzogna

E vanno a corrompere lo splendore
di una terra che soccombe ignara.

Alle porte del tempo

 
 
In questo giorno bifronte
chiudo la porta che apre il giorno
 
In questo giorno bifronte
chiudo la porta che apre la notte
 
Spalanco le porte dell'eterno
vagando tra l'uno e l'altro occhio
 
- osservando -
 
Innescato ora è il rumore
del vitreo silenzio
 
 
e m'incammino
dove il raggio piomba in terra
 
tra luci e ombre
 
 
 

Dominique

Quel tuo accadermi dentro non è stato un caso. Se hai presente, o forse no, è la zona dove il respiro non ristagna, mai. Sfoglio i capelli cercandone la fine mentre al sole e sulla panchina ti parlo. Di là c'è l'acqua sveglia. Ho lo sguardo nel vuoto e guardo dentro le cose, e intanto ti parlo. Penserai che i poeti fanno così e rincorri il colore smerigliato del sole, nei miei occhi. Nulla  mi appare vano in questa zona di respiro, profondo. Inseguo Dominique che si nasconde come una ladra negli stretti viottoli di Parigi sempre sporca, rincorrendo l'amore degli altri, negli alberghi a ore, con gli occhi soltanto...
Vorrei tenderle una mano e dirle che c'è un uomo, uno solo per la vita di ogni donna. Dominique già lo sa e si prepara alla morte.
Tu mi guardi e sei vicino mentre ti parlo -Sei bellissima- mi dici, ma Dominique è irraggiungibile. Stenderà un perimetro di rose sul letto dove ha deciso di morire. Non ha una vita, è senza amore! Di là c'è l'acqua, più in alto neve. Ti guardo nella bocca, sono così mite che mi potresti divorare d'amore. Mentre continui ad accadermi dentro.

La donna con il levriero

E' lei che elengante
attraversa la strada
con il bianco levriero
mentre Silvi
imbarca macchine in centro.

Ha qualcosa di regale
e mi viene voglia
di raccoglierle un fiore
mentre davanti la chiesa
una ragazza aspetta
con un uovo di Pasqua.

Attimi, pensieri
spuma di mare
e pesci di scoglio
ma domani
domani le dirò che non voglio.

Mi capita di pensare
una canzone
mentre lei si volta
ed incrocia lo sguardo
i miei occhi
sono racconti spagnoli.

Cambio canale
mentre il semaforo è rosso
e tutto quello che pensa
è solo
il gracchiare di un corvo.

La signora con il levriero
non fuma
ma ha mani fini
come se fosse
la donna di un conte.

Attimi, pensieri
spuma di mare
e domani chiudo
l'ultima valigia
con le ruote
con un libro di Schopenhauer

Taormina

non siamo fatti per sostenere lo splendore
di questo mare che s'annera
sotto al cielo livido
 
della terra spaccata dai fichi d'india
che strapiomba e si perde
mangiata dalle onde
 
no, non è per noi
che abbassiamo lo sguardo e tiriamo avanti
ma per quel gabbiano
che plana
solo
 
perdendosi all'orizzonte
 
 
Taormina, 26 marzo 2010

nell'attesa tua, giaccio spossata...

 ...su fogli strappati da denti cariati, su veleni disciolti. Oh Pin...
non c'è ancora odore 
di verdi mandorle, solo di licheni
muschi,ombre.
(allora sugli angoli poso polvere)
eppure ruggisce primavera
e nei ricordi del cuore 
nascono nuove gemme.
fragili, scosse,
sono esili,pallide, ma germogliano.
certo amano sfidare gli eventi
perché possiedono intrisa 
la storia di antiche vite.
ma reclamano aria pulita
condita di raggi
per rinvigorirsi.
(mentre i pensieri d'anidride nascosta
bruciano incessantemente ossigeno).
penso non sia giusto chiudersi
su campane di vetro per difendersi.
malgrado sia su duri ematomi
giallo-violacei,preferisco
il rischio di rompermi
che lo stallo d'esserci.
in due, Pin
c'è sempre stampella e appoggio,
ed ora che sei qui,
di nuovo fiamma, ti dico...
che sono fusa.
e prima di rincominciare ad aprire di casa, porte e finestre,aiutami
 a ripulire l'intero complesso.
curiamolo insieme,osserviamolo
amiamolo.
questo poliedrico involucro c'invita ad entrare, è un labirinto il nostro tempio... 

E per quest'anno ...

 
scioglie la neve
la calda meridiana
tiepida a pelle
 
brillanti occhi azzurri
dietro ciglia abbassate

Uno di quei giorni

talvolta tornare
a quel telo bianco
appeso alla parete
sul quale scarabocchiare
qualsiasi pensiero o movimento
una prateria un mare un cielo
ovunque per dovunque
scendere dall'astronave
in un campo indiano sioux
sul ponte della Croce del Sud
del pirata Uncino
o solamente tra i rami
vestiti di bianco del melo
nel giardino di casa.
 

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