Vai Achab
stinto dalle intemperie
sulla rotta delle balene
il Pequod agganciato ad onde molli
a bordare la notte di squarci di sogni
di polle sorgive
di pallide stelle capovolte
recidi con la forbice
le primule gialle sulle prode
il ricordo dell'ultimo amore a Nantucket
il suo assillo dolce
la sua lenta nenia d’infinito
le astruse memorie in un porto di frontiera
traccia impietosi confini
arso di artigli fissi
illumina boccaporti
intreccia i capelli con le nuvole
a un sibilo di mare
nella precisione delle partiture
nella trine labili di vento
lascia cadere i baci come foglie
a bordo cuore
nel linguaggio chiaro della neve
per poi colorare la luna di porpora d'argento
le doglie del cielo
i dirupi scoscesi del tempo
e nel tuo vecchio bastimento
plasma collane di corallo
corone di rosa spina
quando la pioggia sarà alta marea
sanguinanate nell'anima e nel corpo
risacca
isola
o solo foce.
Femmine le dune.
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