Scritto da © Franco Pucci - Sab, 03/12/2011 - 13:46
Venite, vi aspetto appoggiato alla canizie
le tasche pieni di sogni, i piedi come radici,
ululate pure alla luna i vostri inutili inganni.
Nulla può ormai ferire un cuore scaltrito,
protetto dalla teca di cristallo degli inverni
dove ha nascosto paure e mistificazioni
buttando la chiave nella gora dei ricordi.
Venite, stupirete nel vedere come l’età
saprà tenere testa alle ancestrali paure
e come la scaltrezza delle vostre lusinghe
non avrà alla fine ragione della mia anima.
Ho un’antica ragnatela di cicatrici da offrirvi
come passaporto per il prossimo viaggio.
Presto, prima che i sogni si addormentino.
Venite, anni bastardi.
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