"Abito
una stanza
nella curva muraglia
sul porto e nelle mattine limpide
d'Estate vedo oltremare gli Acrocerauni
salire a sposare le nevi. Ospitano i miei sogni diurni
elefanti indiani divinità della memoria e della scrittura o
scacchiere fabbricate dentro città persiane - - e c'è uno strano
gatto calzato che mi fa le boccacce; vedo macchine volanti. E grifoni
sapienti s'innalzano nei cieli d'Asia. Ho pietruzze colorate per comporre
un tappeto di mosaico
lungo poema sogno-in-veglia: prego un dio-musa-degli-artisti, come
m'hanno insegnato, in greco - ma abito il dialetto salentino, leggo
Ovidium e, seppure a stento, l'Aristotele arabo. Immagino
Roma, Bisanzio, mie remote capitali. Sul margine dell'
Adriatico anonimo mosaicista servo dell'arte
in ginocchio nella polvere imbratto le dita
di malta, incollo tessere di mosaico.
La bella Cattedrale si curva
sopra di me, mi chiama,
mi nasconde,
mi anne-
ga.”
- Blog di antonio devicienti
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