Scritto da © antonio devicienti - Mer, 05/10/2011 - 09:53
Si muovono tra le membra d'un preistorico
animale che si bagna nei cicli di luce
prima stellare, poi solare – è pietra vivente,
è metallo, legno, fibre terrestri e di tempo.
S'immergono nel corpo leggendario del canto
(il vetro, il faggio, il titanio hanno una vibrazione
ch'erompe dall'essere stati mare e vulcano)
città come emersa per borrominiano slancio.
Si assottigliano, scivolano lungo pareti
che hanno memoria: preromane medievali
a ogni secolo arse in auto da fé e vive, ancora
vive nell'andanza di scaglie di pesci oceanici.
S'inargentano quali steli di fiume corsi
da linfe che stellanti si aprono diventando
gabbiani nell'ardesia-vertigine dei tetti
a respirare il sale vastissimo dell'Oceano.
Si fermano in laico pregare, gioire: viandanti.
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