Scritto da © Hiyya - Mer, 13/06/2012 - 22:00
(post segnalato dalla redazione)
Il Vecchio dei Magi sapeva risolvere gli enigmi, ma si rifiutava di farlo, ormai.
Era stanco.
Il tempo pesava sulle sue spalle, era sempre più curvo e lo sguardo non aveva più fuoco.
Dormiva poco, solo qualche ora per notte, e non era raro sentirlo cantare prima che l'alba arrivasse.
Appena il chiarore uccideva la notte, usciva e con passo lento affondava i piedi nella sabbia, attento a non farsi bagnare dall'onda fredda ricamata di spuma.
Camminava piano, con la testa china, indifferente all'arrivo della luce, il bastone, raccolto nel bosco tanti anni prima, stretto nella mano sinistra e la destra sollevata nell'atto di benedire il mare.
Ma non lo guardava.
Gli bastava il profumo, il rumore, lo spazio aperto che aveva davanti.
Il colore, la bellezza che consolava gli occhi, non lo riguardavano più.
Anche ieri era lì.
Il sole era appena sorto e i gabbiani già urlavano al vento, quasi servisse rumore per far arrivare il giorno.
Lui era lì, il viso rivolto all'orizzonte, gli occhi chiusi, le braccia sollevate al cielo e il bastone gettato a terra, vicino ai piedi.
Intona il canto dell'addio, e capisco cosa sta per succedere.
Note leggere iniziano a salire, come se fosse la terra a cantare un canto d'amore per il cielo.
Il canto è semplice, poche note che si ripetono con cadenza veloce, la tonalità che cambia ad ogni passaggio, e man mano il tono si alza.
Non pensavo avesse ancora una voce così potente.
I gabbiani tacciono, il vento si ferma, il mare scivola piano per non disturbare il silenzio.
Non serve che mi meravigli, so che sta per capitare, ma mi si ferma il respiro, quando le nuvole si aprono e la nave appare.
Cala leggera, come fosse fatta di nebbia. Ha un'unica vela, grande quanto il monte, e sul ponte un essere fatto di luce sta in piedi e sorride.
L'ho già visto altre volte, sempre quando qualcuno dei Magi decideva di andar via, ma ogni volta mi pare più bello e più luminoso.
Il Vecchio dei Magi non smette di cantare, aspetta che la nave scivoli verso di lui.
Non appena la grande vela smette di vibrare e tutto si ferma, finisce il canto, raccoglie il suo bastone e si avvia verso la nave di nebbia.
L'essere di luce scende, lo aspetta vicino al passaggio che si è aperto nello scafo e io non so più respirare.
I due si abbracciano, il vecchio si avvia senza voltarsi a guardare.
Mi chiedo se si è accorto di me.
Poi succede quello che non è mai successo.
L'essere di luce si volta, mi guarda, guarda me, e il mio cuore trema.
Senza che io veda nessun movimento, come se fosse sempre stato davanti a me, lo vedo.
Non è più vicino alla nave, il Vecchio dei Magi è solo e guarda me e l'essere di luce e sorride.
Che sta succedendo?
L'essere non dice una parola e mi porge qualcosa che prendo senza guardare. Non riesco a staccare i miei occhi dai suoi, poi si volta e va via, ma stavolta lo vedo camminare verso la nave.
Mette il braccio attorno alle spalle del vecchio, entrano nella nave senza voltarsi a salutarmi, come se io non fossi mai esistita, e la nave, lenta, va via.
Ora riesco di nuovo a respirare liberamente e guardo il dono.
Un unicorno, piccolo come una noce, con delle ali colore del cielo e il manto candido dei giorni di neve. Ha gli occhi di diamante e sembra mi guardi con curiosità.
Un bel ciondolo per la mia collana. Penso con gioia a quando lo farò vedere e dirò chi me lo ha dato e lo porterò al collo per sempre.
Faccio per metterlo in tasca, ma le ali si muovono, il piccolo corno mi solletica il palmo della mano, non capisco...
Lo guardo. Il piccolo unicorno non è fatto di pietra, è vivo.
Ci guardiamo negli occhi, ci sorridiamo e al mio cuore il petto non basta più.
Lo tengo con delicatezza, mi avvio per tornare al tempio e sorrido come mai ho sorriso.
Di colpo mi rendo conto che non ho ringraziato e mi fermo, volgendomi verso il sole che comincia a camminare nel cielo. Porto le mani al cuore, mi inchino e ringrazio.
Sono l'essere più ricco del mondo.
Era stanco.
Il tempo pesava sulle sue spalle, era sempre più curvo e lo sguardo non aveva più fuoco.
Dormiva poco, solo qualche ora per notte, e non era raro sentirlo cantare prima che l'alba arrivasse.
Appena il chiarore uccideva la notte, usciva e con passo lento affondava i piedi nella sabbia, attento a non farsi bagnare dall'onda fredda ricamata di spuma.
Camminava piano, con la testa china, indifferente all'arrivo della luce, il bastone, raccolto nel bosco tanti anni prima, stretto nella mano sinistra e la destra sollevata nell'atto di benedire il mare.
Ma non lo guardava.
Gli bastava il profumo, il rumore, lo spazio aperto che aveva davanti.
Il colore, la bellezza che consolava gli occhi, non lo riguardavano più.
Anche ieri era lì.
Il sole era appena sorto e i gabbiani già urlavano al vento, quasi servisse rumore per far arrivare il giorno.
Lui era lì, il viso rivolto all'orizzonte, gli occhi chiusi, le braccia sollevate al cielo e il bastone gettato a terra, vicino ai piedi.
Intona il canto dell'addio, e capisco cosa sta per succedere.
Note leggere iniziano a salire, come se fosse la terra a cantare un canto d'amore per il cielo.
Il canto è semplice, poche note che si ripetono con cadenza veloce, la tonalità che cambia ad ogni passaggio, e man mano il tono si alza.
Non pensavo avesse ancora una voce così potente.
I gabbiani tacciono, il vento si ferma, il mare scivola piano per non disturbare il silenzio.
Non serve che mi meravigli, so che sta per capitare, ma mi si ferma il respiro, quando le nuvole si aprono e la nave appare.
Cala leggera, come fosse fatta di nebbia. Ha un'unica vela, grande quanto il monte, e sul ponte un essere fatto di luce sta in piedi e sorride.
L'ho già visto altre volte, sempre quando qualcuno dei Magi decideva di andar via, ma ogni volta mi pare più bello e più luminoso.
Il Vecchio dei Magi non smette di cantare, aspetta che la nave scivoli verso di lui.
Non appena la grande vela smette di vibrare e tutto si ferma, finisce il canto, raccoglie il suo bastone e si avvia verso la nave di nebbia.
L'essere di luce scende, lo aspetta vicino al passaggio che si è aperto nello scafo e io non so più respirare.
I due si abbracciano, il vecchio si avvia senza voltarsi a guardare.
Mi chiedo se si è accorto di me.
Poi succede quello che non è mai successo.
L'essere di luce si volta, mi guarda, guarda me, e il mio cuore trema.
Senza che io veda nessun movimento, come se fosse sempre stato davanti a me, lo vedo.
Non è più vicino alla nave, il Vecchio dei Magi è solo e guarda me e l'essere di luce e sorride.
Che sta succedendo?
L'essere non dice una parola e mi porge qualcosa che prendo senza guardare. Non riesco a staccare i miei occhi dai suoi, poi si volta e va via, ma stavolta lo vedo camminare verso la nave.
Mette il braccio attorno alle spalle del vecchio, entrano nella nave senza voltarsi a salutarmi, come se io non fossi mai esistita, e la nave, lenta, va via.
Ora riesco di nuovo a respirare liberamente e guardo il dono.
Un unicorno, piccolo come una noce, con delle ali colore del cielo e il manto candido dei giorni di neve. Ha gli occhi di diamante e sembra mi guardi con curiosità.
Un bel ciondolo per la mia collana. Penso con gioia a quando lo farò vedere e dirò chi me lo ha dato e lo porterò al collo per sempre.
Faccio per metterlo in tasca, ma le ali si muovono, il piccolo corno mi solletica il palmo della mano, non capisco...
Lo guardo. Il piccolo unicorno non è fatto di pietra, è vivo.
Ci guardiamo negli occhi, ci sorridiamo e al mio cuore il petto non basta più.
Lo tengo con delicatezza, mi avvio per tornare al tempio e sorrido come mai ho sorriso.
Di colpo mi rendo conto che non ho ringraziato e mi fermo, volgendomi verso il sole che comincia a camminare nel cielo. Porto le mani al cuore, mi inchino e ringrazio.
Sono l'essere più ricco del mondo.
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