Scritto da © frecciadicuoio - Dom, 10/01/2010 - 02:33
Accesi dal tempio amico
gli umori destinati
dal sognato rito
e propagata l'essenza pura
dei nostri corpi maghi
sconosciuti.
Si sprigionò d'incanto
con toni allegri
il riconosciuto abbandono
dell'umano lecito.
E come freschi falchi
ci lasciammo cadere
in volo
ripetendo con fremiti innocenti
le flebili ombre di luce
osannate adesso.
Dal cieco momento d'amore appena nato
flagelliamo così sospesi
i nostri profumati motivi
fra nuvole incerte di creta.
E soli, fingendo il nostro meglio
senza spargere una lacrima di pianto
come mai desiderato prima
come in quella immutata fragranza Divina
che allo specchio sparisce.
Ora non più si trova
la limpida ed irrefrenabile chiarezza
dall'intento dei nostri sguardi
ma solo gemme
fra odori fumanti e gemiti selvaggi
sopra un irriconoscibile letto
che gocciola di gioia
e ci avvolge di mistero
avvelenandoci come druidi.
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