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Viola - racconto scelto dalla redazione

Viola era scesa in quel magazzino, tra carte e oggetti dismessi le pareva di essere entrata nel passato. In una dimensione dove dimorava la storia. Gli oggetti parlavano di un mondo lontano, di altre vite, persone che comparivano su quelle fotografie racchiuse dentro a scatole ormai logore. Eppure il passato le apparteneva. Tra quelle carte c'erano i ricordi della sua famiglia, Sfogliava quelle fotografie color seppia, che testimoniavano due secoli di storia. Lì, c'era il nonno e il fratello della nonna, il suo prozio, che lei non aveva mai conosciuto. Una ferrotipia con l'immagine della nonna era scivolata a terra. Aveva provato un moto di tenerezza nell'osservare quella bambina, al debutto del secolo ventesimo, in piedi su uno sgabello, dove il fotografo ambulante l'aveva sistemata in posa, nel cortile di casa. Due guerre mondiali avevano attraversato i componenti della sua famiglia. Spostò un mucchio di carte poi la vide. Era la fotografia della banda del paese.
Quel ragazzo con il clarinetto in mano era suo prozio. La nonna le aveva raccontato di quel ragazzone, eterno scapolo, e del perché non si mai sposato. Una sera, con il suo clarinetto, aveva improvvisato una serenata romantica sotto le finestre di una ragazza del paese. Lei, la settimana dopo avrebbe dovuto sposarsi, non con lui che amava, ma con uno sconosciuto scelto dai suoi genitori. Uno di quei matrimoni combinati, un matrimonio d'interesse, la bellezza in cambio della solidità economica, e l'evitare la bancarotta alla famiglia. La ragazza, con il cuore a pezzi, rassegnata, aveva accettato il volere dei suoi genitori. Quella sera, sulle note di Mozart, scendevano le lacrime e il vento portava via i sogni di quei due ragazzi.
Suo prozio non si sposò mai. Certe sere, gli abitanti del borgo sentivano le note del clarino che si levavano alla luna. Viola posò la fotografia, mentre un pensiero le attraversò la mente.
“Una vita senza musica è come un corpo senz’anima.”
 

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