Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Gio, 13/10/2016 - 09:30
È lungo quel prefisso, quella serie di numeri adagiati sul Naviglio che il ricordo duole.
Sei tu, poetessa, pitonessa del dolore che stracci il verso e che copuli con l’incanto.
La scarica elettrica ti ferisce, ti stordisce nella pazzia chiusa fuori le mura, ma libera l'incanto delle tue parole. Biascico i tuoi versi, sgranandoli come perle di un rosario sparso lungo i giorni.
Sei tu, poetessa, pitonessa del dolore che stracci il verso e che copuli con l’incanto.
La scarica elettrica ti ferisce, ti stordisce nella pazzia chiusa fuori le mura, ma libera l'incanto delle tue parole. Biascico i tuoi versi, sgranandoli come perle di un rosario sparso lungo i giorni.
Nulla turba più della verità nuda.
La sofferenza è piombo fuso sulla pelle.
“I poeti non sono ombre, ricorda”, scrivevi tra gli spasimi del corpo a suffragare la loro fuga nell’eternità. Mentre “Il Naviglio mi vuole anche di notte” sono i tuoi versi che cantano di latrine e bar fumosi. E di te, lucciola appesa sui piloni.
Quanto ho rincorso le tue parole, Alda, nelle ore disperate della notte. Negli spazi intrecciati di parole, a sognare albe lontane nel sussurro delle stelle.
“Pensiero, dove hai le radici? / Nella mia anima folle / o nel mio grembo distrutto?”
La sofferenza è piombo fuso sulla pelle.
“I poeti non sono ombre, ricorda”, scrivevi tra gli spasimi del corpo a suffragare la loro fuga nell’eternità. Mentre “Il Naviglio mi vuole anche di notte” sono i tuoi versi che cantano di latrine e bar fumosi. E di te, lucciola appesa sui piloni.
Quanto ho rincorso le tue parole, Alda, nelle ore disperate della notte. Negli spazi intrecciati di parole, a sognare albe lontane nel sussurro delle stelle.
“Pensiero, dove hai le radici? / Nella mia anima folle / o nel mio grembo distrutto?”
La tua voce, le tue parole, il tuo urlo.
Tace nella quiete della notte, nell’infanzia del verso, il pensiero. Si fa piccolo correndo lungo l’inquietudine del mondo. Confusa nella perdita dei sensi, già spore magnifiche di un paesaggio lontano. Turba così la quiete dei giusti.
Ma cos’è quell’emozione che sale come marea e muggisce forte come il mare?
Ma cos’è quell’emozione che sale come marea e muggisce forte come il mare?
Cos’è quella cosa che rigurgita sulla pagina e straccia il velo del giorno?
Un urlo del cuore. Nobiltà dell’anima.
Gemono i cardini della ragione nell’urto con la poesia.
Mentre sale la notte dal suo canto più profondo che avvolge e confonde ogni cosa.
Un urlo del cuore. Nobiltà dell’anima.
Gemono i cardini della ragione nell’urto con la poesia.
Mentre sale la notte dal suo canto più profondo che avvolge e confonde ogni cosa.
»
- Blog di Rinaldo Ambrosia
- 735 letture