Sono castelli d'acciaio che eruttano lingue di fiamma. Fumi che erompono potenti da sfiati, da torri, da pinnacoli di raffinerie. Immagini di macerati paesaggi urbani. Periferie del nulla che giacciono immerse nella notte industriale.
Tracce di fumi randagi che bucano i cieli, tra un consesso di tubi e condotte forzate che brillano sotto il parco luci della notte.
Shanghai di tubi che si incrociano su percorsi tracciati da sequenze di processi produttivi. Una cittadella pulsante, il grande Meccano industriale che freme e vibra sotto i colpi dei magli, tra le fiamme di grandi altoforni.
Fuoco che arde, che plasma la massa di magma materico, che trasforma semilavorati, carichi di valanghe di manufatti industriali, che sciamano verso lontane fabbriche. Spinti verso luoghi infiniti.
Un ammorbare di zolfo che si leva da questa cittadella del produrre. Altoforni e inceneritori cementati, come sposi, verso un processo di trasformazione, uniti in solfeggi industriali e cittadini. Torri di raffinerie che si stagliano tra la calura del giorno e ciò che resta della campagna.
E poi uomini in tuta, che si muovono su scale e ponti, su balaustre zincate, tra passerelle che conducono verso labirinti pulsanti di ferro e fuoco.
Sordi brontolii di un universo meccanico ricco di scarichi gassosi che si levano dal suolo.
Luci che bucano la notte su mastodontici complessi che spodestano la terra, condomini dell'assoluto che volgono le loro ammorbanti effusioni al cielo.
C'è una dinamica di queste fonderie che fanno vibrare la terra e spodestano il cielo. Che plasmano con il fuoco la materia grezza in un infinito processo alchemico che sfugge ai gesti quotidiani.
Una dinamica che forza la materia piegandola ai voleri dell'uomo.
Scivolano, nella notte, accanto a termovalorizzatori urbani, nastri d'asfalto che veicolano automobili, mezzi pesanti che trasportano laminati simili a balle di fieno.
Fasci di luci che si disperdono in paesaggi materici, che illuminano la pianura, che si perdono nel nulla. Mentre fumi di vapore si alzano in cielo.
E tu, rabdomante della notte, con le mani incollate al volante, guardi sfilare dal finestrino questi mostri d'acciaio che si fissano sulla tua pupilla come granelli di sabbia.
- Blog di Rinaldo Ambrosia
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