Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Ven, 04/10/2024 - 22:18
Già un mio lontano avo me lo diceva: tu passerai tutta la vita attaccato ad un muro.
Facevo le bizze già da piccolo. Voglio scendere, questa era la mia volontà, ma non c'era verso. Si sa sui muri, per noi chiodi, si sta come si può. Un bel giorno, arriva uno con il martello e in mano un quadro. Tac, tac quattro colpi ben dati (un mal di testa incredibile) e mi ritrovo lì, a reggere la foto della prima comunione di un fanciullo. Poi passano gli anni, ed io sempre lì, a reggere una foto delle vacanze. Devo dire che questa, con cornice a giorno, pesa meno della precedente. Passano altri anni (io vorrei sempre scendere), ma staccano la foto delle vacanze e appendono un diploma di laurea. Leggero pure questo, con una cornice a giorno che fa tanto minimalista, come i mobili che mi attorniano. Cassette della frutta impilate, piene di libri, con una mano di bianco, data anche sul muro, me compreso. A terra, in un angolo, un giradischi e vinili appoggiati al muro. Che dire, sembro una candela su una torta verticale, priva di ciliegina. Poi altri anni ancora. Voci che si attenuano, capelli che ingrigiscono. E dopo, anni dopo, un silenzio che avvolge le stanze della casa, me compreso. Poi colpi sulle pareti, il rumore di martelli pneumatici, il muro che si crepa si sgretola e cade.
Finalmente libero. Che vita da chiodi!
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