Erano proprio loro, quelle strisce zebrate, viste e riviste mille volte, su quell'album in vinile che ascoltavo per intere giornate.
Ora le potevo toccare con mano.
Mancavano i quattro “fab”, ma c'era una quantità di gente, perlopiù di italiani, che si fotografava a vicenda su quel parterre bianco e nero (ebbene sì, anch'io).
Le auto suonavano con discrezione - siamo in Inghilterra, of corse - per chiedere strada (oh... sorry) e io mi guardavo intorno in cerca dell'Abbazia.
Il nome della via l'indicava, e quindi doveva pur esserci da qualche parte. E camminando lungo la via finalmente l'avevo trovata. C'era, con i suoi scalini, le sue due colonne, e tutti i suoi mattoni, ma era chiusa.
Peccato.
Ero ritornato verso gli Abbey Road Studios, a osservare le scritte segnate sul muro dai vari turisti.
Sembrava quasi un pellegrinaggio. Un tuffo negli anni sessanta (che stavano già sfumando verso i settanta).
Mi faceva sognare quell'album con quelle canzoni (un respiro un po' da allegra comitiva) e quel brano “Ho! Darling”, urlato, che sembrava stranamente un richiamo partenopeo - Ho, Toni... - .
Ma Toni nella realtà non esisteva. Di caro c'erano gli occhi delle compagne di scuola, le amiche, di quelle feste fatte nei pomeriggi domenicali che sapevano di gomma da masticare e fumo acre di sigaretta.
E la musica dei “Quattro” che ci accompagnava - I want you- ripeteva la canzone in simmetria con il mio pensiero mentre ballavo con Maria Grazia, certo di ritrovarla nei banchi di scuola al lunedì.
E poi quella strana copertina del Long Play, dove Paul camminava a piedi nudi, e la sigaretta (quell'esile trattino bianco) tenuta stretta nella mano destra indirizzava proprio lo sguardo verso i suoi piedi.
Nel precedente album, “ The Beatles” del '68, più comunemente conosciuto come “white album”, o il “doppio bianco”, nel brano “Revolution 9”, le parole riprodotte al contrario suggerivano la fatidica frase “ Paul is dead” che aveva innescato la leggenda metropolitana sulla morte di Paul.
Nella fotografia dell'album George e John camminano con una capigliatura fluente che gli attornia il viso. In George, questa contrasta fortemente con il corpo, sembra quasi che la testa sia enorme, ma è soltanto un effetto ottico. John sembra che abbia addirittura la criniera di un leone.
Ringo è quello - d'altro canto, come è nel suo stile- dall'abito più curato che contrasta quello più ordinario di Paul.
Abbey Road è l'ultimo album inciso con i “Quattro” tutti insieme. “Let it be” (benchè registrato prima) uscirà postumo.
Stanno camminando verso il futuro, verso le loro vite di singoli artisti, di lì a poco il gruppo si scioglierà.
Attraverso le strisce e scatto ancora alcune immagini, l'ultima è quella della targa stradale.
ABBEY ROAD NW8
CITY OF WESTMINSTER
- Blog di Rinaldo Ambrosia
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