Scritto da © matris - Ven, 28/06/2013 - 15:00
Era la festa che avvertita Gigliola
S'incamminava verso i campi di spighe mature
tra papaveri e il bianco caracollare della zizzania.
Sparse traccie di profumo il vento spandeva,
seduto, un filo d'erba tra le labbra, rimiravo la casa
ora lontana al di là delle basse colline parlava di te.
Dinanzi ai cavalli al pascolo svettavano tafani pungolosi,
e dal muretto a secco macchie di rovi spinosi
nell'aria marcavano forte ai respiri.
Risicato viottolo e la campagna segnava il percorso
a perdita d'occhio oltre le colline
l'amore riponeva carezze sperate
tra i pensieri disciolti nella mente,
serenate di grilli assordavano le preoccupazioni
della tua immagine, il sorriso,
accendeva agli occhi visioni di speranza
e tu, non eri mai stata così bella
libera di volare come una colorata farfalla.
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