Scritto da © matris - Mar, 24/09/2013 - 12:15
Quanti soliloqui le sere d'estate
senza primavera gli inverni gelati celano le nostre carte rotte
nei nobili Romani imperi ciniche le moltitudini, ammettono
riposte negli annali convinti di ascrivere la verità,
simili miserevoli preghiere non si erano mai sentite
siamo frutto della radicata vicissitudine di sbagliare
quando il male s'approprierà del comodo vincere la penuria d'amore
combatteremo assedi contro le remissive colombe,
pretesti solo pretesti quelli che affiorano in intermittenti scrosci,
come ruscelli di verità dove tutto si fa occasione,
intinta in acque terse la pace vigerà tra le schiere elette
e derelitti umani attendono al mercato nero della miseria
qualcuno che abbia ancora a cuore la vita.
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