Sono Pinin,
Vi vidi lungamente,
su due luoghi diversi...
Equidistanti,
e, follemente, l'uno verso l'altra.
Di' al mio fanciullo
che vi sto pensando...
E che sentivo il pianto...
Sono presente.
Di' al mio fanciullo
che intuii l'enigma
di quel silenzio
al vostro sposalizio.
Vi vidi nel bagliore,
di un lume...
Ancora caldo,
d'ogni nostra carezza.
Risentivo la gioia...
Giorni d'incanto...
Effimera speranza...
Ma chiusi gli occhi...
Mi colpì la freccia
del disinganno.
E vi rividi,
in quella notte fredda,
gelida al pianto.
Siate affettuosi,
come sempre foste.
Seppi del tedio...
Ad ogni vostro gesto.
Ma vi risento ancor,
come nel vello
di quella noce
che propende al vento
per germinare di sé
nuovi raccolti.
Rivivi,
il nostro incontro:
Ci incontravamo al sommo di una corsa;
ero all'ultimo stadio.
Ma il dì cadente,
mi sembrò più dolce,
quasi solare
“Che ore sono?”
Vi guardaste intorno,
come dicendo:
... Non importa.
Valse lo slancio
timido, di un bacio,
senza parole.
Al singolare approccio,
sentivo l'imbarazzo...
Ti feci una domanda:
“Come trascorri le giornate?”
Non so... Mi piace il canto.
Forse compongo...
Forse mi diletto...
Ma qual'è il Suo autore?
Ti rispondevo:
“Angelo Branduardi.”
Fu in quell'istante
che sentii la figlia
ed ancor ci abbracciammo.
Guardavo l'orologio: si fa tardi.
“Rimani ancora un po'...”
Leggevo il Tuo silenzio
e il mesto abbraccio
di quell'ultima volta.
La notte andò di corsa...
Il dì fuggente, mi rivelò
l'attesa.
Di' al mio figliuolo
che vi sto scrivendo
per narrarvi momenti,
ed anche gesti.
Siate sempre così
come vi volle
la Provvidenza.
- Blog di Giuseppina Iannello
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