Scritto da © luccardin - Mer, 11/04/2012 - 09:07
C’è un’eternità che non si vede, che si trasforma in modo continuo. Siamo noi stupidi interpreti di ciò che accade, pronti nel nostro studio a cercare causa ed effetti di ogni manifestazione, dichiarando scoperta ciò che già esiste. Dandogli un nome legittimiamo il nostro potere nella presenza di possesso, considerando il tempo di ogni uomo un definitivo morire. Così dividiamo l’eternità in tante piccole frazioni di tempo, pronti a ritagliarci nel nostro tempo il proprio tempo d’intimità, un assurdo modo di gestire l’immensità. Siamo lontani dall’infinito, limitati e circondati dalle nostre paure. Negli opposti comportamenti siamo omicidi di noi stessi, e non possiamo vivere la resurrezione: chi uccidiamo non può più vivere, Gesù è stato ucciso non è mai risorto. Chi può turbare le nostre coscienze di morte,il nostro esercizio di verità. L’uomo è piccola cosa davanti al suo morire, tutto quel che ha visto è amore il suo continuo manifestarsi: un’eternità di resurrezione
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