Maria era pronta per lasciar Sogliano, quando Ida, le disse, trepidante: “Sorella, ho una certa ansia... Non vorrei, che Casimiro, fosse reticente, alle domande di nostro fratello”, e nel dire così, benché cercasse di tenersi ad un mobile, perdeva i sensi. Maria chiamò aiuto, spaventata. Accorse la signora ch'era d'aiuto per le pulizie; insieme la portarono in camera. La Madre Superiora, fu avvisata, ma dimostrò di essere, impassibile. Maria, capì che non soltanto l'ansia... Qualcos'altro metteva in serio rischio, la salute, di Ida; da qualche tempo, l'ebbe saputo poi, Ida che era stata assegnata ad un'altra tavola della refezione, rifiutava il suo cibo e, di nascosto, lo porgeva al garzone, addetto alla pulizia delle stoviglie. Quel bell'imbusto, infatti, le diceva ch'ella sarebbe stata ancor più bella con qualche chilo in meno. E le suore restavano a guardare.
Arrivai; non ricevendo, accoglienza alcuna, mi impensierii. Solo il custode, poi, si fece avanti e mi diceva: ”la Badessa vuole, soltanto che l'avvisi: le sue sorelle non possono venire, perché, una sta male; è meglio che intraprenda la strada del ritorno; c'è una carrozza pronta. All'ingiunzione, persi la pazienza ed esclamai, a gran voce: “Per tutti i diavoli! Così, non si ragiona... Conducetemi subito, dalla Superiora. Il custode, all'intimazione, prendeva le mie borse, le adagiava all'ingresso, e mi conduceva alla stanza della Badessa. Giunti alla porta, egli bussò, ma adagio. Ci rispose una voce altisonante: ”Non vi ho dato il permesso di bussare! Andate... Ho fatto bene a chiudermi. A questo punto, diedi un colpo secco, dicendo: il permesso, se voi no me lodate, me lo prendo; è bene che lei sappia che le sorelle mie non le ho messe da voi per i vostri begli occhi!
La suora, a questo punto, aprì la porta... Con il tono cambiato, mi diceva: ”Mi scusi, non sapevo, che Ella fosse qui. Ad ogni modo, sappia, che Maria assiste la sorella che, proprio stamattina, non si è sentita bene... Glielo dicevo io, di coprirsi per bene; è certo un freddo inverno... Però noi, abbiamo, grazie al cielo, tutti i conforts. Finalmente, mi fu concesso di vederle, insieme, le mie sorelle.
“Che cosa vi è successo?” Chiesi col cuore in gola. Maria, mi venne incontro, dicendomi: “Giovanni... Mi parve troppo bello lasciar questo convento... Ida s'è deperita, ed ha avuto un malore.” Ora abbracciavo le mie sorelline, pensando già al da farsi. Ida era stata affidata a Suor Diodata; quindi, era con lei che dovevo parlare.
La interpellai... Ma lei si disse estranea a tutto quello che era avvenuto, ed estranea persino, della corte, del signor Casimiro; anzi, chiamando il Reverendo, gli disse: “Mi si accusa ingiustamente, di favorire il corteggiamento,del signor De Berneis, nei confronti, di Ida.” Il prete mi guardò, contrariato; poi mi disse: ”Voi ce l'avete sempre con la chiesa e coi rappresentanti. Il Vostro è un vecchio astio, che risale, a quel periodo, quando fu negata a vostra madre, la sepoltura nella cappella degli Allocatelli... Prendetevela con loro.” Risposi, amareggiato, ma risoluto: “Io non ce l'ho col clero o con gli Allocatelli, per la cappella in sé, perché mia madre, si onora di restare, anche dov'è, però sappiate: mia madre, non chiese mai denaro, a quella gente che la trattò complice il vostro clero, non certo, alla stregua di una figlia. Il Clero si è prestato a simulare, il suo stato civile.
I chierici, se fossero stati tali, avrebbero capito, che una bambina se si accoglie, in casa, è una figlia, a tutti gli effetti. Il Prete, non rispose; mi disse, solamente: “se Ida, vuole andare, la congediamo definitivamente, da codesto Istituto.”
Deciso a riprendere, entrambe, le sorelle, andavo da Suor Paola, cui era affidata, Maria. Suor Paola, mi disse, venendomi incontro: “Maria, sta molto bene... Non avrà per caso in mente, di lasciarci...” Le rispondevo: “Non è per Lei, sorella... Maria è da moto tempo che mi chiede, di congedarla.”
“Maria...” Disse la suora: ”A me non l'ahi mai detto che anelavi andar via.”
“Madre” disse Maria, “Non ve l'abbiate a male, ma io a Sogliano, non mi sento bene, come vorrei. C'è sempre nebbia, ed io anelo al sole della mia terra...”
”E, quale è la tua terra, se non oso chiederti troppo?”
“La mia terra” rispose mia sorella, “è ovunque ci sia il sole e, comunque, mio Padre fu di Ravenna, terra soleggiata, e mia madre ha origini toscane. Madre, vi imploro...”
La Suora si commosse, alle parole. Le disse: ”Prepara i tuoi bagagli e pure quelli di tua sorella; ci penso io a far tacere gli altri.”
Ida era stata meglio; ma non volle saperne di partire; “Giovanni” disse “è stato un contrattempo... Ma sto bene... Le suore mi insegnano il ricamo...”
“Ida, se tu, non vieni, ti prendo, con la forza.” Ida, si mise a piangere... e, allora, la lasciai.
*Brano tratto dall'opera, in corso di ristampa: "Le Memorie di un professore", di Giuseppina Iannello.*
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