- "Sono il predone che incanta col flauto di luna,
quello che veste di rugiada il calice di cristallo dove lascio che affoghi la luna,
prima di offrirti il vino dell'ultima vendemmia.
Sono quello che leviga il tuo viso, carezzandolo con dita cariche di anelli
e che ricama con fili di cotone e fiori di caprifoglio la criniera dei tuoi cavalli.
Sono quello che si veste di papaveri nelle sere d'agosto
e che tesse coperte per l'inverno con le foglie del salice argentato,
perché tu non senta il freddo delle notti nel lungo gelo.
Sono quello che appende al tuo letto collane di gelsomini
e che silenzioso aspetta che tu apra gli occhi, al mattino, prima di andar via,
perché io inseguo la notte indolente
e il buio che rassicura."
quella che ti parla senza pronunciare parola
e che non ti aspetta mai, ma pettina i capelli e li profuma con olio di rosa scarlatta, quando la sentinella dice che stai per arrivare.
Io sola conosco la traccia del tuo profumo,
quella che è nel mio destino già da quando sono nata, come diceva l'astrologo di mio padre.
Sono quella che scrive su un chicco di grano, con l'ago rubato alla cuoca, i pensieri del savio di corte perché mai ti venga a mancare il consiglio per scegliere il giusto sentiero
e ho decorato col mio nome e con tre zaffiri, l'anello dei sette metalli che devo donarti.
Sono quella che finge di dormire oltre l'alba,
per trattenerti vicino, prima che tu fugga ad inseguire la notte,
per godere più a lungo del tuo respiro sul mio viso."
- "E io sono il ponte che vi unisce, gettato fra riva e riva, lastricato di lacrime e dolore d'assenza, ma alto e bello e con mura basse, perché possiate vedere, sporgendovi, ogni perla del fiume che scorre sotto di me.
Ho arcate coperte di glicini in fiore, ma sarò polvere sotto i piedi di chi fingerà l'amore, in modo che il suo piede non abbia appoggio e cada, affogando nelle acque che io scavalco con indifferenza.
Su di me camminano le tartarughe della disgrazia, ma il mulo del profeta sa che io sono la strada più breve.
Se passate tenendovi per mano, il cielo grigio non avrà ragione e sarà sempre primavera, anche se sulle sponde gelerà l'inverno e non sentirete l'urlo di rabbia dei venti di tramontana, perché a loro non è concesso attraversarmi.
Ma non pensate al Sempre, perché di esso son fatti solo i sogni.
Prima o poi uno di voi vorrà tornare sulla sua sponda e niente potrò fare per trattenerlo.
Un'altra pietra di dolore d'assenza arricchirà uno dei miei archi e le lacrime di chi resta ingrosseranno il fiume,
ma verrà il giorno in cui apparirò di nuovo
e, di nuovo,
i miei amati mi vorranno attraversare."
- Blog di Hiyya
- 799 letture