Yvonne | Prosa e racconti | Giuseppina Iannello | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Yvonne

Il brano si riconduce alle «5 bambine di un sogno». Yvonne, figlia di Giosuè Carducci, racconta la sua vicenda sentimentale con Giovanni Pascoli ed il suo amore per Luigi Pascoli, fratello del poeta, morto in giovane età.
E la quarta bambina mi diceva: “Mi incontrerai un giorno all'insaputa nell'angusto locale di un ufficio, quando più forte sentirai il bisogno di calore e di luce: io sono Yvonne. Mio padre lo ricordi?Lo ricorderai per i suoi versi; noi gli somigliamo nel bisogno di calore e di luce; mia madre, la conosci dai tempi dell'infanzia: risenti una fragranza di sole e di mimose nell'ampia falda rosa di un cappello.” Ed Yvonne racconta: “Avevo 16anni; andavo a scuola, ed ero tanto in ansia per la mamma, quando s'aprì la porta ed apparve il bidello: sentii agghiacciarmi il sangue... La mia mamma era morta.
Da quel momento entravo nella casa del mio papà. La mia seconda madre e le sorelle, m'accolsero tra loro, a braccia aperte... Ma tutta l'altra gente, m'era ostile: mi chiamava “la figlia senza nome”, quella del professore e si vociferava che ero stata accolta per compassione... Ed io non ne potendo più, per inconscio rancore, non volevo saperne di imparare il latino; ero più brava in greco perché amavo le frasi piane. Ma mio padre teneva al mio diploma ed un giorno mi disse, risoluto: figlia, se chiudo gli occhi, tu resterai da sola. Nessun ti chiede... e dacché sei malata, sei, perfino evitata, e ti conviene, fare domanda di pubblico impiego... anche se non lo nego, che ho sperato fino a quel giorno, quando il tuo dottore, mi diceva: la prego professore, mi segua nello studio. Tu ascoltavi in segreto e, non puoi immaginare il mio dolore, quando ti vidi in pianto.”
Ed Yvonne prosegue il suo racconto: “Presi coraggio; con quanto fiato avevo, gli dissi: padre, lo so, che non ho più speranze, però mi piacerebbe, prima di andare in cielo, conoscere le gioie dell'amore... Sento le mie compagne: tra poco andranno spose e dicono in segreto che è bello fare l'amore... Mio padre alzò lo sguardo al cielo pensieroso: figlia non so se sbaglio... c'è nel mio cuore un nome: chi è? Io lo conosco? Non mi tenete in ansia...” Ed il mio genitore, sofferente alzò al cielo i suoi occhi, e mi rispose: “Il suo nome è Giovanni... Pascoli ne è il cognome...” “Il nome non mi è nuovo perché le mie sorelle lo pronunciano spesso... Non vi nascondo che vorrei sapere, come mi sentirò in sua presenza.”
 
Yvonne lascia, ora, sia il poeta a raccontar la storia: “Carducci concordava il nostro incontro che prevedeva, di lasciarci soli, alcuni istanti.”
Yvonne venne e... io le andavo incontro... perché ero sicuro del suo amore. E lei tremava, al pari di una foglia... “Yvonne, hai freddo? Cosa ti succede...” E stavo per sfiorare la sua mano... ma lei, la ritraeva. “Non mi toccate... Perché sono infetta...” Le rispondevo: “Yvonne, cosa dici? L'amore non infetta, anzi guarisce.” Io la vedevo bella nei tratti delicati, negli occhi trasognati come cielo che riflette le stelle, le dita affusolate... una donzella, che si discosta dalle sue compagne per sfogliare la bianca margherita su uno sfondo di fiori rosseggianti.
Ritraendosi ancora, rispondeva: “Non voglio che per me, voi sopperiate; se al posto vostro, fosse un altro, gli avrei dato il permesso di baciarmi... ma so che siete buono: ve lo leggo negli occhi, non vi permetto io, di contagiarvi.” “Yvonne...” Replicavo... e nel dirle così, io l'abbracciavo: le davo il primo bacio... Io lo sentivo come una carezza, puro come sorgente... e lei sapeva che mi voleva bene, ma che non ero il principe dei sogni. Diventando purpurea mi diceva: “Io mi vergogno... e vi chiedo perdono per quel che sto per dirvi.” “Non abbiate timore” le dicevo. E lei, la voce tremula, vibrante mi raccontava con quel po' di fiato che le restava: “Ho sognato un bambino: questa notte egli parlava, dandomi la mano, non so cosa dicesse... All'improvviso diventava quel giovane intravvisto un giorno all'uscir del parlatorio; mi cingeva la vita dolcemente e mi diceva: questo è il Paradiso. Ti vidi sulla Terra e nel vederti, ho pensato ai tuoi occhi e alla tua veste.” “Mi ricordai di un sogno, confessato dal più simile a me dei miei fratelli: sapessi... l'ho pensata tutto il giorno: erano i suoi capelli come il manto di un'angelica sposa: l'espressione del volto era sognante.” Ricorderà il poeta, l'ultima confessione: “Sapesse professore, cingendo la mia vita, quel giovine signore, mi diceva guarda nel ciel, stasera: tutto è un brillio di stelle: le coglieremo insieme... avremo tanti figli...” Le rispondevo, traendola al mio petto: “Dolce creatura, conosco il suo nome... e son felice di sapere che, il Signore ha assegnato a mio fratello, l'angelo dei suoi sogni.”

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