Sur la rue del diaspro,
ancor nell'ombra,
Noi lo vedemmo,
il dì seguente, farsi in su l'uscio,
e poi, venire avanti.
E sentimmo le nubi:
ancor più spesse,
stavano all'erta.
Sono tuo padre,
E, tu,
mi stai pensando,
come quel giorno...
All'ultima corriera.
Sera di nubi... Sull'esausto ponte
non più un passante.
Aspettammo in silenzio.
Ma non c'era
un pedone... Né un cartello,
né una lucerna.
Le case eran sepolte.
Perfino... il Tempo.
Negli opali sbiaditi,
nei d'intorni,
il freddo intenso,
ci sembrò non vero,
quasi irreale...
...
Sì, c'era il caos:
Noi lo sentimmo il freddo...
Gonfio di attese
ed parco di ricordi.
Non ci fu il tempo...
Ma un silenzio molle,
dava ad ogni mesta imposta
un che di pianto.
* *
E venne la corriera
Salve...
C'è posto...
E mi sembrò sentirle...
Le voci dei defunti
senza un letto.
“Mamma... Papà...”
Risento a tratti il mesto recondito
villaggio, oltre la siepe.
Tua madre era con noi.
Riconobbi la bimba,
il volto esangue, che mi fermò
per dirmi: “Siamo salvi.”
Era la mamma;
dalla mesta imposta
lasciava alla finestra un soldo
d'acqua:
“Venite...
Non sia tardi...”
Udivo il pianto
e l'accorata voce:
“Papà!...”
Ci guardammo sgomenti,
a più riprese.
Dal cimitero giunsero le voci...
Si era nell'arsura
di una stagione sola,
sorda, indolente.
Papà,
ti sento ogn'ora...
Si spense ogni contorno...
Ma la voce, restò serena,
nella glauca Pace
Dei tuoi silenzi.
- Blog di Giuseppina Iannello
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