Scritto da © Giuseppina Iannello - Mar, 19/05/2015 - 17:45
Ho visto il tuo volto
abbozzato in un disegno,
gli abiti d'altri tempi...
Ho visto... Ho trovato...
Un tesoro che
si offre alla luce ancora,
il tuo trattato,
il tuo trattato, il tuo nome
sul frontespizio;
era tutto su internet.
Sforzai la mia vista:
vi ho letto alcune cose,
trovate preziose:
tu parli nel tuo libro
di varie malattie:
i sintomi ne indichi,
i rimedi ne dai...
E, sempre, ispirato
da Dio.
Sei diverso, da tutti quei dottori
che, arbitrariamente, diagnosticando,
chiamano ipocondrie
i morbi che non sanno.
Io stavo male
di un malore strano:
Il naso gonfio dolorante...
E mi rivolsi a te,
dicendo le preghiere:
“Dottore,” dissi,
“la vista più non regge
per leggere il trattato,
cura codesto stato,
Ti prego...”
Sentii una voce:
“Ed ora, alzati:
vai dove sia uno specchio...
E con un ago, pratica
un piccolo buco,
su quella parte
che ti sembra sana...”
“Sei tu?...
Sei, il dottor Fioravanti?”
“Sì,” rispondeva;
“Non sono un dottore;
lo ero sulla terra:
sono ora un medico,
servo del Signore.
E ti voglio curare.
Ti sei rivolta a Dio:
era la tua preghiera,
impregnata di pianto.
Il Signore ha ascoltato:
sono venuto.”
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