Scritto da © Giuseppina Iannello - Mar, 13/11/2018 - 10:44
Potervi riabbracciare…
Ma senza vanagloria,
gente di allora,
amiche…
Compagne della scuola.
Sul muricciolo
si parlava un po’;
ben mi ricordo
rimanevo sola.
Ma se mi parto,
dove mi conduci
candida nave che
mi leggi in cuore?
Ecco il tramonto:
cede l’inferriata
alla sferzata del purpureo
duol.
Scorgo la casa…
Schiudo il soggiornino,
scrivo un invito;
medito quel dì.
Cinque stoviglie
e un libro di latino…
Venite, adùnque…
vi dirò di me:
non ci fu il tempo
per potervi dire
che avrei voluto
frequentarvi un po’.
Cinque stoviglie
e una tovaglia a fiori;
nella vetrina, ninnoli e
bijoux.
Non ci fu il tempo
per poter spiegare
che attesi invano:
non ho più bicchier.
Per potervi vedere domani
care amiche di cento anni fa
ho già comprato una torta alla crema
e una granita che non usa più.
E mi son detta…
Mi sono detta: domani è l’aprile;
voglio dare una festa
sul mar.
Primavera non è
tra le rose mai più…
ma un pensiero d’amore,
è la sola ragion.
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