Scritto da © Giuseppina Iannello - Lun, 03/07/2017 - 16:25
Ero giunto a Messina
e dal traghetto,
m'apparve la collina
di Cristo Redentore,
le iridescenti Eolie,
Scilla e Cariddi...
La mente naufraga in quel gran mare,
quando sentii una voce;
qualcuno mi diceva:
“... mi permette...
posso spostarle le valigie?...”
Mi volsi... alzai lo sguardo
ed in quegli occhi...
vidi l'ombra riflessa,
di me stesso;
un uomo stanco,
dopo l'uragano.
“Ci conosciamo?”
Ed istintivamente, gli porgevo la mano.
Rispose: “Qui, non l'ho vista,
e, tuttavia, il volto non mi è nuovo.
Le chiedo scusa
se l'ho disturbata...
ma molto spesso,
giungono negli uffici,
le valigie smarrite.
Sono dall'altra parte allo sportello.”
Mi spostò le valigie;
ringraziavo, dicendo:
“Spero vederla ancora nella nostra città.”
Si emozionò visibilmente
“Spero vederla ancora nella nostra città.”
Si emozionò visibilmente
perché una lacrima indecisa
vidi negli occhi grigi.
“Mi perdoni...
Sono molto emotivo;
stamattina ho una triste
incombenza: dichiarare
che la mia dolce sposa è andata in cielo.”
“L'abbracciavo,
mentre due lacrimoni
rigavano, il suo viso.”
Traeva dalla tasca il portafogli
per prelevare il fazzoletto:
santa Rita cadeva;
la raccolse... e disse:
“Era la Santa di mia moglie.”
“Era la Santa di mia moglie.”
Rimanevo turbato:
“Anche mia madre,
era devota a quella Santa.”
E d'impulso, gli chiesi:
E d'impulso, gli chiesi:
“Ha dei bambini?”
Rispose: “Cinque... sono con la zia...
Ma da domani in poi,
sarà Maria ad aver cura di tutti i suoi fratelli.”
La nave era prossima a salpare
nel salutarmi, disse:
“Spero di rivederla;
è per lavoro
che si trova costì?”
Risposi, sorridendo
Risposi, sorridendo
semplicemente: “Sì”
e, mentalmente, aggiunsi:
la casa è in via Legnano, 163.
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