Da qualche tempo Iginia sente i versi, di una poesia, che lesse l'anno prima, nel libro di letture di una ragazzina. Li sente nel tramonto, nei trastulli... Ma sopratutto, nella madre, accorsa per separare i suoi due fanciulli in lizza. A sera, dalla porta, alla stanzetta, viene una luce: la mamma vuol vedere i suoi angioletti: dormon sereni, mano nella mano.
La poesia, è riportata in breve, ma Iginia sente anche, quella parte non letta:
“Uomini, pace! Nella prona terra, troppo è il mistero... E solo chi procaccia d'esser fratelli,
in suo timor non erra.”
Sono versi che invitano all'amore; Iginia riconosce nella voce, il poeta che le parlò in giardino: “So che oltre a l'offesa, sei angustiata, perché la signorina dell'asilo, ogni anno ti esclude dal suo saggio.
Non piangere... Le recite son solo una commedia: ogni commedia è vera, se volta a un fine; tra fine e scopo c'è una differenza: il fine è buono, l'altro, convenienza. Sii felice di essere te stessa. Quando s'apre il sipario, i tuoi compagni, faranno come te, la loro parte. Tutti, si sta sul palco, ma si sappia, che un grave arbitrio pensare poter muovere i tasselli, per far scorrere i fili. Chi muove i fili, oltraggia l'umana dignità.
E chi si piega al suo burattinaio, è un vile; avrà pietà, solo se si redime.”
Iginia, io sono stato da Gabriella; ascolta dietro ai vetri del soggiorno: saprai quel che le ho detto...
* dal romanzo: Uno smeraldo tra l'azzurro*
- Blog di Giuseppina Iannello
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