Scritto da © Giuseppina Iannello - Gio, 04/05/2017 - 16:35
Dolce terra,
amate sponde
dove andremo? Non lo so
lascio un bacio alla mia gente,
ma un'amica non ce l'ho.
Ma Myrtisiae, la trattenne:
“Scrivi un sogno, dallo a me;
getta al mare i tuoi capelli
e gli parleran di te.”
-“Sì, è vero. Egli mi attende
sempre il cuore me lo dice.”
Soavemente ancora disse
quella piccola Jou Jou.
-“E perciò sarò felice
di donargli un mio ricordo.
Dovunque andrò, Myrtisiae,
sarai nei mie pensieri;
ti lascio dallo scrigno
il libro di poesie.
E, quanto al sogno,
scriverò di getto,
vorrei danzar con lui
tutta la vita
e, cuore a cuore,
nella loggia antica
sotto le stelle.
Grazie Myrtisiae.”
Così, la treccia di un baglior
castano,
su un cauto legno s'adagiò
sul mare.
Giunse sull'altra riva,
accolta da spume augurali.
E, finalmente, l'intravvide
Jo, quel mesto professore
sulla riva.
E raccolta che l'ebbe,
Jo la portò al suo cuore:
“Grazie Jou Jou,
grazie Jou Jou
che già mi desti un fiore,
ora un pegno d'amore,
mi commuove altresì,
fanciulla mia.
Che il tuo sogno si avveri;
è anche il mio.
Là nella loggia,
piccolo amor mio,
sotto le stelle, noi ritorneremo
e per sognare
e per danzare ancora.
Ti porterò all'altare.”
E, a te Myrtisiae,
cosa devo dire?
E te Myrtisiae,
che nel blu risplendi
risplenderai ancor,
come una fata,
nel mio libro di versi.
Grazie, Mortelle.
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