Scritto da © Giuseppina Iannello - Gio, 12/07/2018 - 15:23
Sacre giornate, feste comandate,
sappiate che vi adoro,
ma, erroneamente, accade,
che stanchi “di un lavoro micidiale”,
un riposo assoluto,
oserei dire incontrastato, vi contrassegni.
E allora?
Or mi rivolgo a te, giorno feriale,
nonché all'anima mia, senza parole...
Anima,
non temere se il silenzio che incombe
ed è tombale,
fece tremare il cuore
al dì festivo, ma scrivi un canto,
d'amarezza schivo.
Ripercorri... il passato.
Sì, scrivi un canto lieve che
accomuni
il dì di festa con il dì feriale,
girotondo di giorni tutti uguali.
Intanto, antiche note
giungono al cuore mio:
odore di vaniglia,
sapore di poesia.
Rivedo i pescatori.
La sabbia è molto fine:
rivedo le bambine
tracciare i ghirigori.
Quanti lavori belli, onesti, buoni...
Era un giorno di sole...
Dopo codesti versi mi reco
alla bottega dei generi alimentari,
nonché diversi.
Era un giorno di sole...
Nell'ora più gradita (ore 11).
Ritorno con un'enfasi
che esalta, anche i colori
e dalla carta gialla,
svolgo e respiro il pane.
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