Scritto da © Enzo53 - Ven, 28/12/2012 - 16:04
Fine della vita e inizio della sopravvivenza
(lettera inviata nel 1854 dal Capo degli Indiani d’America al Comandante delle Forze americane di Washington )
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Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi? E poi, sai che gli alberi parlano ? Sì parlano. Parlano l'un con l'altro, e parlano a te, se li stai ad ascoltare. Ma gli uomini bianchi non ascoltano. Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi Indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della natura. Io stesso ho imparato molto dagli alberi: talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito. Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nell’esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Le piante sono nostre sorelle. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò: quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto…. Noi sappiamo che l’uomo bianco non comprende il nostro modo di pensare. Per lui una parte della terra è uguale all’altra, perché egli è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra quel che più gli conviene. Come tutto ciò può essere comprato, sfruttato, venduto come si fa con le pecore o con le pietre preziose? La sua ingordigia divorerà tutta la terra ed a lui non resterà che il deserto. Non c’è un posto tranquillo nelle città dell’uomo bianco. Non esiste in esse un luogo ove sia dato percepire lo schiudersi delle gemme a primavera o ascoltare il fruscio delle foglie dell’albero o le ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io sono un selvaggio e non posso comprendere…. L’indiano preferisce il suono dolce del vento che si slancia come una freccia sulla superficie dello stagno, e l’odore del vento stesso reso terso dalla pioggia meridiana o profumata del pino, dall’abete…. Cosa sarebbe l’uomo se tutti gli animali sparissero? Se tutte le piante sparissero?... Affinché i vostri figli rispettino questa terra, insegnate loro ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri: che la terra è la madre di tutti noi. Tutto ciò che di buono accade alla terra, accade anche ai figli della terra. Se gli uomini sputassero sulla terra sputerebbero su se stessi. Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all’uomo ma è l’uomo che appartiene alla terra; anche per lui è preziosa ed il recar danno alla terra è come disprezzare il suo Creatore. Noi la amiamo come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così se noi ve la vendessimo, amatela come l'abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama… Se continuerete a contaminare i giacigli dei vostri focolari, una notte vi ritroverete soffocati dai vostri stessi rifiuti…. Per un disegno particolare del fato siete giunti a questa terra e ne siete divenuti i dominatori, così come ci avete soggiogati. Questo destino è per noi un mistero, perché non riusciamo più a comprendere quando i bisonti vengono tutti massacrati, i cavalli selvaggi domati, gli anfratti più segreti delle foreste invasi dagli uomini, quando la vista delle colline non sarà più quella di fiorenti alberi ormai abbattuti dalle vostre scuri…. Dov’è finito il bosco? Scomparso. Dov’è finita l’aquila? Scomparsa. E’ la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza…"
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