Scritto da © francesco ballero - Lun, 27/06/2011 - 12:54
Dovremo chiedere perdono a maggio
che rese inutile il volo di rondini
migrate sulla terra che attendeva
il fiorire degli occhi e degli anemoni
al vento fragile delle nostre sillabe,
dopo che il ghiaccio di febbraio punì
le nostre mani ingorde di incantesimi.
che rese inutile il volo di rondini
migrate sulla terra che attendeva
il fiorire degli occhi e degli anemoni
al vento fragile delle nostre sillabe,
dopo che il ghiaccio di febbraio punì
le nostre mani ingorde di incantesimi.
Ci siamo persi in fossi di pietrisco,
un velo funebre sopra paesaggi
soffocati da collera e diniego.
Ci hanno smarrito i figli, i loro sguardi
germogliati in conchiglie di esultanza
artigliano la luce fra le fronde,
ma in grembo dondolano un fiore zoppo.
un velo funebre sopra paesaggi
soffocati da collera e diniego.
Ci hanno smarrito i figli, i loro sguardi
germogliati in conchiglie di esultanza
artigliano la luce fra le fronde,
ma in grembo dondolano un fiore zoppo.
Dovremo avere in sorte qualche luogo,
in riva al mare all’ora del riflusso
oppure dentro il vano di una porta
a carponi sopra ali di perdono,
soltanto per un attimo che schiuda
per gli occhi incerti al garbo di un sorriso
un rotolo di stelle nella nebbia.
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