In Smemoria di me [parte 4] - Giuseppe Pittà | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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In Smemoria di me [parte 4] - Giuseppe Pittà

dell’incostanza strategica della luna o di come si possa catturare un cervello e gustarlo poi fritto in ottimo olio di semi di arachidi ogni anno l’otto di marzo all’alba

… volo lontano al di là delle intenzioni correndo sulle strade ferrate anche oggi che è soltanto l’otto marzo e c’è in giro ancora l’odore di un fumo acre fumo di chimica e legno che arde e metallo scintillante che t’aspetti diventi come il fiume di fuoco liquido che piange l’etna e che soffia forte verso le prime case a valle ed i terrori della gente che urla di notte e piange di giorno ed io volo lontano sempre più lontano perché non riconosco più le gioie della modernità e mi incolonno dietro tecniche spinte di movimento di un movimento che trasporta le più splendide sciocchezze del futuro e intanto ricordiamo in coro i tempi in cui non eravamo obesi e le nostre serate erano in circolo sul selciato tra luci d’acetilene a denudare i granoni ed era tutto così magnifico giocare coi baffi del granturco e sbirciare tra le gambe delle nostre zie ora sono qui nell’ora di un destino che fa la fila dal fioraio a distruggere con gli altri la bellezza degli alberi dalle palle gialle color di quasi primavera nei cuori impavidi di un altro giorno di guerra e di resistenza e già rileggiamo gli stessi giornali da giorni con le ebbrezze in prima pagina di questi maschi potenti che non sanno più gustare la tenerezza della carne se non è condita di una forza che pretende e prende ed è perciò che volo lontano al di là delle regole di civiltà che mi parlano dell’uguaglianza degli uomini e delle bestie che sono altra cosa così che scelgo ancora il dialogo con i miei gatti e lo scambio epistolare con il mondo delle anguille ma è tutto un gioco di specchi così applico il tempo alle considerazioni e ritrovo con l’avidità del cieco le sculture dei miei furori e cammino nei vicoli di napoli nelle caverne di berlino tra i profumi di dublino accarezzando la stanchezza del vivere di esseri che abitano nel sangue e dal sangue nascono perché è nel sangue che si partorisce così oggi le mie speranze sono affidate alla tortura di un giorno sempre uguale dove molly che sussurra ed urla frasi senza senso scopre tutta la struttura fenomenale dei suoi ragionamenti e ci regala gli spasmi fecondi del suo dialogare d’umori e fica attraversando di meraviglia in meraviglia il fiume domestico di tutte le ore dipinte d’ansia e rovina ma non c’è cielo che tenga oggi il mio dio mi ha abbandonato e deriso consegnandomi ad un carico extra di torte similgialle con panna e crema chantilly e decorazioni in rami veri della nazionalmimoseria che è tutto un circondar di stranezze e mezze verità dove tutti s’inchinano alla profondità del giorno del riscatto che invece nel mio folle amplesso è perfino fuori quadro da millenni ed oggi ancora di più perché liberi si è quando si sa assaporare il liquido giusto e non quando sostituiamo l’arroganza con altra arroganza ed i moti della sconfitta con una falsa vittoria così essendo oggi soltanto un giorno come un altro ho approfittato del sole per far sciogliere le ultime piccole nuvole di neve sul terrazzo e per respirare nella salvezza delle ombre dei fantasmi i miti infranti di tutte le altre mie cinque vite…

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-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Paolo Rafficoni
-Supervisione: Manuela Verbasi
-Editing: Manuela Verbasi, Emy Coratti
-Racconto di Giuseppe Pittà [ohrasputin]
-tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto

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