Una lunga estate calda - Neraorchidea | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Una lunga estate calda - Neraorchidea

Ha il sapore pigro della mia infanzia l’estate, di giorni forgiati in un comune sentore quando la vita aveva un senso facile da decifrare. E’ l’immagine di un gatto che sonnecchia in un pomeriggio assolato accanto a una chiesa di campagna, il profumo dei lamponi nell’aria, delle spighe di grano nei campi, del bollito fatto in casa. C’era il mistero della crescita, di un fiore che sbocciava, non la finta lucidità dell’età adulta, solo passaggi delicati in sequenza, morbide discese verso prati fioriti. Erano estati minuziose passate intorno a un tavolo a sgranare piselli, il profumo delle ciliegie oltre la siepe, sensazioni pacate di un mondo contadino ormai perduto, tante istantanee ferme nel mio cuore, il nonno che sbucciava il formaggio lentamente con gesti ampi e leggeri, un coltello di legno caldo tra le mani, il silenzio intorno, un mazzo di carte per l’ultima partita della sera, una tazza di caffè fumante. Erano desideri sottomessi, una felicità semplice che succedeva con calma, tranquille domeniche in famiglia, con l’effervescenza del dopo messa, profumate di tabacco e limoni, un continuo pellegrinaggio tra le tazze della prima colazione e le briciole di pane sulla tovaglia di plastica, il giornale abbandonato in un angolo, tutto in controtempo, in un benessere limpido, ostentato con parsimonia. Era un rituale il bicchiere di vino rosso che era centellinato con cura, dolce e un po’ fruttato, abboccato dentro a una caraffa scura, un liquido morbido che sgorgava in bocca, un piacere a rovescio, sobrio e armonico, e intanto saliva dalla cantina il profumo della mele acerbe, si insinuava nelle pieghe della cucina, con il ricordo dell’autunno e della scuola chiuso dentro, un respiro caldo di passato, di una lentezza che forse non meritiamo più. Un libro di London in tasca, passi di fretta nei campi di grano e papaveri, un cammino tra covoni e il bordo delle cose, per attraversare la vita contromano colorandola di biondo, prendendone il meglio in quelle sere di luglio dalle finestre socchiuse, in quei giorni fermi nel cuore in cui si poteva quasi fare tutto, anche inoltrarsi al limitare del bosco tra le foglie verdi a raccogliere le more, le succhiavo con frenesia, nere e morbide, impregnate della luce calda di fine estate. Si stagliavano eterni quei pomeriggi torridi che promettevano frescura, si surriscaldava il cielo, si espandeva in lungo e in largo con una languida dolcezza, profumato di messi e di bibite alla menta, a volte sgorgava di pioggia, opulento e vaporoso, bagnava la terra rossa, le sedie impagliate sui balconi, i gerani alle finestre, mentre io leggevo sui gomiti tascabili senza tempo, storie infelici di amori malinconici. Le domeniche sere si riempivano di schiuma azzurra, un ammollo caldo, la mente offuscata dai desideri, in un benessere silenzioso, diventavo pesce d’aria e uccello d’acqua in una strana assenza di gravità, per sempre felice in quella dolcezza oblunga,poi il sole si smorzava piano, i giorni diventavano morbidi, si metteva il maglione caldo fatto a trecce dalla nonna, tutto diventava rosso, venivano accesi i primi fuochi, si contavano i ricci delle castagne, tono su tono l’ estate finiva, il cielo appariva maculato, tutto declinava e diventava più pallido di una sensualità cascante, le nuvole si addensavano sul sambuco, sulle foglie dei pioppi, tutto si faceva pesante, l’estate lasciava il posto alla pigrizia ovattata dell’autunno, alla fissità malinconica dei temporali. Cominciava a nevicare anche dentro di me, nell’assenza fittizia del cuore. Nella quiete più perfetta l’estate se ne andava con braccio il sapore del pane tostato e dell’orzo caldo. L’avevo gustata a piccoli morsi, ora era arrivato il tempo dell’inverno, tutto si confondeva lieve e fragile. Nella vita non si possiede nulla. Neanche l’estate.

neraorchidea


-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Paolo Rafficoni
-Supervisione: Manuela Verbasi
-Editing: Rita Foldi
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