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Buon viaggio - Miresol

E’ un sole pallido, opaco, di fine inverno che non rischiara ma intristisce. Comunque oggi per Laura è indifferente; la pelle è un muro tra sé e il mondo e non chiede calore, gli occhi bassi scrutano solo ostacoli sul suo cammino, non desiderano luce.
Trascina il trolley per il marciapiede in direzione della metropolitana, ha lasciato dietro di sé una casa troppo silenziosa.
Non può dirsi una fuga la sua; si scappa da qualcosa o qualcuno che ti cerca, non ti lascia andare, si aspetta da te qualcosa. Il suo matrimonio, invece, è finito da un pezzo. Parte per non continuare a vedere lo stesso paesaggio dalla stessa finestra, per sostituire parole nuove a quelle che si ripete dentro da troppo tempo, insistenti.
Qualcuno, non ricorda più chi, ha detto che amare vuol dire farsi custodi dell’altro. Si prende in consegna e si protegge qualcosa di prezioso; non c’è mai stato nulla di questo nella sua storia, o forse sì, ma si è logorato, così i due custodi si sono trasformati, in guardie o prigionieri, stanchi del loro ruolo. E poi Laura non si è mai sentita preziosa, solo talvolta necessaria, più spesso superflua.
Forse ci vorrebbe più pazienza, più intelligenza, saper accogliere le proprie rughe, la fatica, la noia, riceverli in sé e farli parlare, stare ad ascoltare senza serrare le mani o stringere le labbra. Ma non è facile accogliere, quando non ci si sente accolti, aprire la porta al vento lascia svuotati e non scalda nessuno.

Ha deciso di andarsene a Volterra col treno e con autobus locali, come se potesse lasciare su ogni sedile un pezzo della sua vita. Sa che non sarà così, ma se lo racconta, al momento non ha altro da promettere a se stessa.
Scende con il trolley per le scale. La metropolitana è un grembo anonimo, non l’accoglie, ma nemmeno la respinge; fra i tanti corpi che passano, c’è posto, distrattamente, anche per il suo. Toglie dalla tasca il biglietto e lo inserisce nell’ obliteratrice. “Buon viaggio” le augura il display. Si sorprende a pensare che è l’unico buon viaggio di cui dispone.
Arriva il convoglio, c’è ressa, confusione, tra chi sale e scende. Laura sospinge i bagagli all’interno, bisognerebbe sgomitare per accomodarsi meglio, stringere i pugni per difendere la propria posizione, attestarsi sulla linea di difesa.
Ma per volontà, speranza, o per antica abitudine, Laura si guarda intorno e finalmente lascia che gli altri entrino nei suoi occhi. Ancora una volta si concede di sorridere senza prendere parte alla guerra dichiarata ogni giorno per conquistare spazio e affermare, contro tutti, la propria esistenza.
“Buon viaggio” ripete dentro di sé. E’ tutto quello che ha, è tutto ciò che le basta.

Miresol


Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Editing: Alexis, Livia Aversa
-Immagini tratte dal Web
-Racconto di Miresol
-tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto

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