Scritto da © maramassaro - Mar, 04/02/2014 - 01:05
La letteratura è stata accusata,
e in tribunale è andata.
Le lettere sono state processate,
-ditemi allora dove siete andate?-
-Abbiamo ascoltato soltanto una poesia,
che la mente ci ha portato via.-
-Male!- disse il giudice infuriato,
-e poi cosa avete fatto?-
-Volevamo entrare nel racconto,
per andare fino in fondo, ma
siamo state fermte da
chiacchere insensate,
racconti strani e personali,
che non ci sembravano leali.
-Non basta, ditemi altro-
disse il giudice dall'alto.
-Siamo entrate in una fiaba,
è vero lo confessiamo,
ma noi l'amiamo, non
potevamo fare diversamente,
eravamo incantate,
volavamo con la mente,
su nuvole di pana colorate,
insieme alle fate,
eravamo felici,
lo ribadiamo,
siamo compevoli e lo ammetiamo.
-Sarete condannate, perché troppo in basso,
siete andate! Le lettere sono eleganti, e
importanti, per poesie e aulici racconti,
avanti, fatemi vedere che avete capito,
la condanna se no sarà severa,
non andrete più a Madera,
sognare è pericoloso,
perché sarebbe goloso,
che è un peccato, e va punito,
ma io non sono severo, e
non ho finito, vi lascio scrivere
cosa vorrete, ma soltanto
poesie voglio sentire, o vedrete!
Che farete allora delle vostre
lettere, dai fogli sono emigrati
nell'etere, dureranno pochi
attimi di vita, e dimenticati
come un soffio tra le dita.
Vi perdono però,
perché sono buono, e
non ditelo a nessuno, ma
anche io amo volare,
e con le fiabe sognare.
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