Scritto da © Manuela Verbasi - Gio, 02/09/2010 - 21:52
Velluto Blu
regia di D. Lynch, 1986.
Capolavoro del 1986 firmato David Lynch, Velluto Blu si presenta come un film dalla trama non difficile da comprendere, ma nella
quale sono già presenti tutte le principali caratteristiche della regia e dell'immaginario di Lynch.
La vicenda prende le mosse da uno strano ritrovamento da parte di un ragazzo di nome Jeffrey Beaumont: un orecchio uamno mozzato che deciderà di denunciare immediatamente alla polizia.
Nonostante gli avvertimenti da parte del Commissario Williams di stare alla larga il più possibile dal caso, il ragazzo indagherà da sé alla ricerca di maggiori indizi che possano far luce sulla faccenda e, nella sua impresa, verrà aiutato dalla figlia del Commissario stesso, Sandy.
I ragazzi scorpiranno che la questione orbita attorno alla figura di Dorothy Vallens, una giovane cantante vittima delle intimidazioni e sevizie di un tale di nome Frank Booth, il delinquente di spicco del sottobosco malavitoso di Lumberton, la cittadina in cui la vicenda si svolge, con una sorta di attaccamento morboso nei confronti del velluto blu.
Jeffrey entrerà a contatto con questo mondo fatto di delinquenza e violenza, il quale sembra apparentemente contrastante con la sicurezza e serenità, sempre velatamente inquietante e fittizia, della cittadina in cui i protagonisti si muovono e dovrà fare anche i conti con quelli che sono i risvolti psicologici e i loro effetti sui personaggi. Perché, effettivamente, è proprio la psicologia dei personaggi ad essere la punta di diamante del film.
Ogni azione compiuta, ogni apparente "follia ingiustificata" è in realtà motivata da una fitta rete di traumi mai del tutto superati, prodotti, in particolar modo, dall'amibiguo ed esasperato approccio al sesso, sempre visto da Lynch come un qualcosa di ferino, violentemente primordiale. Poi l'attenzione per il buio, per le zone d'ombra, passaggi temporali e dimensionali al contempo e la metafora portante del pettirosso sull'insetto, quasi a voler dare una nota positiva e di speranza al film.
Un film da vedere insomma, non di certo per la tra ma in sé, ma proprio per questo gioco di rimandi e psicosi che rendono il thriller assolutamente interessante.
I ragazzi scorpiranno che la questione orbita attorno alla figura di Dorothy Vallens, una giovane cantante vittima delle intimidazioni e sevizie di un tale di nome Frank Booth, il delinquente di spicco del sottobosco malavitoso di Lumberton, la cittadina in cui la vicenda si svolge, con una sorta di attaccamento morboso nei confronti del velluto blu.
Jeffrey entrerà a contatto con questo mondo fatto di delinquenza e violenza, il quale sembra apparentemente contrastante con la sicurezza e serenità, sempre velatamente inquietante e fittizia, della cittadina in cui i protagonisti si muovono e dovrà fare anche i conti con quelli che sono i risvolti psicologici e i loro effetti sui personaggi. Perché, effettivamente, è proprio la psicologia dei personaggi ad essere la punta di diamante del film.
Ogni azione compiuta, ogni apparente "follia ingiustificata" è in realtà motivata da una fitta rete di traumi mai del tutto superati, prodotti, in particolar modo, dall'amibiguo ed esasperato approccio al sesso, sempre visto da Lynch come un qualcosa di ferino, violentemente primordiale. Poi l'attenzione per il buio, per le zone d'ombra, passaggi temporali e dimensionali al contempo e la metafora portante del pettirosso sull'insetto, quasi a voler dare una nota positiva e di speranza al film.
Un film da vedere insomma, non di certo per la tra ma in sé, ma proprio per questo gioco di rimandi e psicosi che rendono il thriller assolutamente interessante.
Alexis
07.08.2010
07.08.2010
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