Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Mar, 24/01/2017 - 11:35
Ondeggia come un filo d'erba la sottile linea del pensiero immerso nella primavera del ricordo.
Cantavi in coro con quel grembiule nero e il pon-pon di lana blu. Il rigido colletto di plastica bianca ti stringeva il collo. Era un canto lento, quello che saliva nella palestra della scuola. Carezzava quella manciata d'anni che stringevi in pugno e rimbalzava sui muri, lungo le aste del quadro svedese. Il Natale bussava alle porte e la canzone era un saggio natalizio. Le voci si rincorrevano nell'alternanza di note che fuggivano di soppiatto oltre le grandi finestre.
C'era dolcezza in quegli istanti canori, libertà in attesa del suono della campanella, nella chiassosa fuga oltre il cancello, verso casa. Il liberarsi del grembiule nero e giocare a palle di neve in strada. La libertà di crescere e spogliarsi dell'infanzia nel sospiro degli anni.
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