Scritto da © Giuseppina Iannello - Mer, 17/08/2016 - 10:15
Buon dì paese, ciao, paese antico...
Avrei voluto dire: “Come stai?”
Alzava gli occhi tristi e sonnolenti:
me ne duole signora, non rammento.
Ma parlate... Vi ascolto.
Dunque... Abitai di fronte al monumento,
codesto ove ti parlo...
Impressionante (1).
La casetta sorgeva in via del vento,
di chiaro acciottolato trecentesco.
Il balconcino sporse, come adesso
sul tuo piazzale, ti ricordi?
Certo.
Di tempo ne è passato... Proprio tanto.
Ero un'adolescente; ebbi lunghi capelli,
bei riflessi, occhi sognanti.
Mi piacque la tua pace e l'aria
tersa; i rami d'ogni fiore,
al ciel protesi.
Mi piacque la tua fonte che
disseta.
E le tegole rosse...
Intorno a quelle...
Un volteggìo di rondini montane.
Ma sappi, mi accoravo ai funerali,
ogni giorno due o, tre per il piazzale.
Allora...
Si, mi ricordo, tu piangevi sempre
e li abbracciavi entrambi i genitori: non mi lasciate!
Non accada mai!
Ma, in compenso la valle era fiorita,
di violette, ranuncoli, ciclami,
come un ritorno alla vita
ed un ritorno alla gioia.
Mai vidi tanti fiori in vita mia,
come nella tua valle,
tal che fin l'olio seppe di narcisi
e il latte fresco d'erbe profumate.
Ti ricordi paese?
Sì, mi rammento...
Nulla è cambiato; tutto volge al fine;
di anno, in anno riedon le stagioni;
la primavera coglie
l'infinita beltà del giorno.
Sappi, che ti pensavo ancora prima
ed eri già passata
nel mio cuore.
Ci congedammo al declinar del sole,
mentre una lacrimuccia fuggitiva,
cadde sul mio colletto inamidato:
mi rividi fanciulla, andavo a scuola
sulla via del roseto.
(1) Monumento raffigurante Davide con la testa di Golia.
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