Scritto da © fabiomartini - Dom, 30/05/2010 - 21:27
Vent’anni
è incoscienza che cerca fortuna
è un amore trovato, la strada, il cemento
il tutto riposto nel gruppo, nell’urlo
nell’esclamativo da vendersi al cielo
al coraggio e al cuore
e l’incendio dei tempi
infiammava il vento
e frattanto bastava a volte "l’appena"
l’amico, il simbolo
quell’ideale e la sua parola.
Poi lei camminava tenendomi il braccio
le mani mie in tasca e la pioggia leggera
sull’aria pensosa e un po’ ricercata
di pendule papier de mais.
Mar d’amore e cuor che divampa
lentiggini e baci e il vento che fischia
e l’intento era sempre
stupire i fil d’oro dei suoi capelli
e un vecchio profumo che sempre mi porto
di gesti normali che ancor son miei.
Poi regali d’alba e leggeri vuoti, brevi mattini
rugiada e brina e chiarore del giorno
e sole che scioglie il tempo che sfugge.
Eppure con me è ancora qui
lo stesso, l’uguale, l’identico
penna alla mano e l’indigno scritto.
E sempre percorro tuttora di dentro
gli stessi mattini che allora percorsi
con la differenza inconsistente ma vera
che non sei più qui… accanto a me.
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