Scritto da © Giovanni Perri - Gio, 16/04/2015 - 07:02
E' una vita che coltivo pianeti.
Crescono lentamente sotto la pianta del piede e formano tra me e la terra costellazioni a perdere.
Alcune rotte prendono fuoco altre affogano e io non so se questo vedere e sentire ha un nome oppure la deriva è stare qui seduti mentre piove.
Intanto me la scrivo la forma del cielo.
E me la vedo pure negli occhi come una pianta larga che germoglia. Come una ladra pozzanghera.
E sento pure il rumore della ruota. La sento che gira il tempo e lo consuma e lo complica.
E' che non ci guardiamo abbastanza, negli occhi, dico, non abbiamo mira. E non sappiamo ridere da soli, o piangere o fottere o scrivere.
Siamo dentro uno spazio osceno e abbiamo antiche paure. Per questo diamo nomi alle cose.
E le chiudiamo in un palmo e le ingoiamo.
Questo per esempio è un succo d'arancia e viene da sud, e sale garbatamente aspro ai fianchi e se tu me lo dai io lo bevo guardandoti. Perché il sogno mi tocchi la gola e si espanda.
Crescono lentamente sotto la pianta del piede e formano tra me e la terra costellazioni a perdere.
Alcune rotte prendono fuoco altre affogano e io non so se questo vedere e sentire ha un nome oppure la deriva è stare qui seduti mentre piove.
Intanto me la scrivo la forma del cielo.
E me la vedo pure negli occhi come una pianta larga che germoglia. Come una ladra pozzanghera.
E sento pure il rumore della ruota. La sento che gira il tempo e lo consuma e lo complica.
E' che non ci guardiamo abbastanza, negli occhi, dico, non abbiamo mira. E non sappiamo ridere da soli, o piangere o fottere o scrivere.
Siamo dentro uno spazio osceno e abbiamo antiche paure. Per questo diamo nomi alle cose.
E le chiudiamo in un palmo e le ingoiamo.
Questo per esempio è un succo d'arancia e viene da sud, e sale garbatamente aspro ai fianchi e se tu me lo dai io lo bevo guardandoti. Perché il sogno mi tocchi la gola e si espanda.
C'è un estremo da dire sempre tra un piede e l'altro
un fosso pieno di comete a cui si arriva piangendo.
Ricordalo:
l'amore è un orto inconcluso
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