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Ad un ragazzo che conoscevo - Turj era un ragazzo down

Sveltamente, Turj,
vai per le vie petrose;
c’è un fresco odor di rose
nel cuore del paese.
Dove vai, amico mio?
Tu alzi gli occhi
e per un attimo,
cerchi i miei,
soltanto un attimo,
ché non è corretto
fissar chi ti sta accanto.
Di buon grado rispondi:
“Domani, si festeggia
il Redentore:
vado per fiori...”
Rifletti un po’, poi dici:
“Non è da qui lontano
la magra terra dei miei genitori;
c’è là una siepe che dà tante
rose, splendide, selvagge,
antiche.
Coglierò quelle: ne farò
un mazzetto e lo porrò
sull’altare.”
Poi se ne va...
Dispare.
Arrivederci, Turj, ragazzo di poche pretese;
scorrazzi per le vie e le campagne;
i tuoi compaesani ti amano
perché sei allegro e gentile;
sei hai voglia di un gelato
si fanno in quattro per offrirtelo.
 
E quanti ti conobbero,
ricordano Turj, che nelle
giornate di tempo scialbo,
tu, seduto a un tavolo,
ti professavi scrivano:
scrivevi i tuoi pensieri
sulle pagine bianche
di un piccolo diario:
venivano di fretta le parole
che solo tu comprendevi
come era strano, Turj,
il tuo alfabeto: “Chi
te lo diè” noi ti chiedemmo,
forse per innumerevoli volte;
e tu per infinite volte,
guardandoci un momento,
ci rispondevi: “Il vento,
il vento, il vento.”
Ti chiedevamo ancora,
è vero che fosti un personaggio celebre?
“E’ vero! Io fui Sansone!”
 
Si racconta ancora che un giorno andasti al mercato,
al braccio della mamma,
povera donna attratta solo
da un po’ di filo nella scatola di una merciaia
ed il filo fu comprato
e mentre, mamma pagava,
il bel Toruccio guardava
con gli occhi piccoli e vivaci,
la bancarella vicina,
piena di luccichii, di anticaglie
e di cose originali.
Egli, il piccolo Turj,
chiamato Toruccio dalla mamma,
guardava un cerchietto dorato,
senza staccarne gli occhi.
Quando, finalmente, la bancarella magica
si offrì al passaggio di madre e figlio,
Toruccio, ebbe finalmente il coraggio
di dire: “Fermati, mamma!”
E la signora Giuseppina si fermò:
“Ti piace, te lo compro?
E a chi lo regalerai?”
E Turj rispose: “Mi piace,
compramelo; voglio regalarlo
alla regina.”
Ma chi era la regina?
 
Regina era
una bella bambina;
aveva i capelli lunghi castani leggeri
che riflettevano la luce del sole.
Alle otto, puntuale, sul suo balconcino,
ella spazzolava i capelli.
Toruccio la guardava dal fondo della strada
con occhi innamorati ed innocenti
di buon fratello; egli la salutava ogni dì festosamente.
Regina rispondeva
con un sorriso.

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