Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Ven, 12/12/2014 - 00:54
Ti ho rivista dopo qualche mese, nel mutare delle stagioni, stretta nel cipiglio sereno di sempre. Carezzavo il tempo in tua compagnia, tra i pensieri che si srotolano come perle cadute a terra, omaggio del tempo trascorso insieme. Mi hai sorriso? Forse sì, perché è proprio degli innamorati pensarlo. Passeggio con te immerso nel silenzio radioso del mattino, in quella luce riflessa sulle tue forme, sui tuoi sorrisi. Il nostro è stato un dialogo muto tra le crepe del tempo e il suono di echi lontani. Percepisco i tuoi silenzi nell'accoglienza del nostro incontro. Sei stata più espressiva di molte pagine della Storia, storia tu stessa di messaggi trascritti frettolosamente su un muro. Post-it di giorni lontani, dove ci incontravamo dopo mesi di assenza. Ma è nella piega del giorno che ritrovo i tuoi spazi, il tuo essere generosa e ospitale. Non ci credi? Hai dei dubbi? No, la Storia lo dimostra, l'ha sempre dimostrato. E allora, tu selvaggia e affascinante, composta e cerimoniosa, superba e ammaliatrice, licenziosa e libertina, tu, dai mille fermenti storici e culturali mi accogli con un abbraccio. Sì, ti amo mia splendida Signora, amo i tuoi spazi, il tuo vissuto deposto sulle rughe del tempo, la tua parlata, la tua luce e il tuo colore... amo te, Venezia.
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