Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Lun, 28/07/2014 - 21:41
Cara amica, sono immerso in questo spazio, proiettato su una coppia di binari, lanciato nel vuoto assoluto, accompagnato dal grigio che il cielo propone a questa giornata. Si, lo so, ora tu mi chiederai per prima cosa come sto. Mi fanno male i piedi. Per tanto che le scarpe siano larghe, per me sono e saranno sempre strette. “Happy feet”, altro non può essere che solamente una canzone di Paolo Conte. Di certo mi manca la tua voce, le tue parole, il loro suono, i tuoi sorrisi. Lo so, sei seduta al bar centrale e stai sorseggiando un caffè con dolcificante, attenta alla corsa dei valori della tua glicemia. Il pomeriggio sembra vuoto senza il labirinto dei tuoi pensieri, dove tu, fedele custode, ne sei mia guida e vestale. Guardo lo scorrere del panorama, del tempo, nella proiezione del finestrino, seduto su questa massa di acciaio sparata verso il futuro. Ah, la ferrovia, il progresso della vecchia Inghilterra. Il sole è avaro, contrasta con la generosità delle nubi gonfie d'acqua pronte ad arrendersi alla forza di gravità da un momento all'altro. Tra qualche ora sarò in Laguna, allora l'acqua mi accoglierà anche dal basso, con i suoi spazi, con la sua massa, con il suo respiro, con tutto l'affetto che due amici riservano nel cuore, anche se si rivedono dopo anni. Come si accoglie un vecchio amico. La distanza dei sentimenti è un'equazione dove la valenza del tempo risulta nulla. Vorrei parlarti di come i sentimenti si accendono come lampi, saette a ciel sereno, di come la passione sboccia e soffia su un fuoco ricco di braci, di come la bellezza dei sentimenti toglie ogni parola di bocca. È come un dipinto immerso nella sua mistica di colore, dove la notte lo porta via tra le persiane chiuse e i semafori spenti.
E il tempo ci culla, nel muto soffio di un istante, tra i passi delle persone come una carezza al vento, sai, come quando con le mani bagnate accarezzi una leggera brezza di ponente, mentre il sole si inabissa allo sguardo. Vorrei essere un artista e dipingere o creare una musica che restituisca le emozioni, i nostri destini. Ma non bastano i colori o le note per raffigurare una, due esistenze.
Ma il colore si stempera, si dissolve, il tratto si fa più esile e la musica rigetta l'armonia il suono si diventa cacofonico, sì, perché la vita è davvero quel gran caos delle ore di punta sul grande raccordo anulare.
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