Scritto da © matris - Gio, 24/04/2014 - 16:15
Le senti nel pantano le grida, salgono a ferire l'uomo
come sirene elise dal premio d'un canto umano
rincorrono strenue le vie tremanti d'isole immerse nel profondo
vagare tra deserti inoperosi e scafate miserie,
accodando al nulla il turpe noto anfratto d'ogni vacuità.
Alle tenui verità, si sposa ignorante, il redimersi nella calma
serrata a difesa d'un armonica voce argentina,
paravento d'ignavia calata su stirpi di nomi senza futuro ne volto
alimentata ai roghi effimeri dai corrosi acidi rimorsi
ridotti a bruciare lenti per non morire spenti e scevri di gesta, in fulminei lampi.
Oh, misconosciuta ondivaga esistenza
alimento sfuggito alle fredde mareggiate del cuore,
sgravato barlume di rinate speranze,
resisti al fumo disarmante della follia
avvistata tra l'amore e la terra dei Proci,
vegliata nelle perdute ore dal filare d'un fuso
ordente vele accostate a creste di flutti
sospinti a spruzzare di vita l'uniforme trama d'una insidiosa bonaccia.
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