da lato a lato
si accende questa terra in punta d'ombra
arcipelaghi d'astri
crollano
catrame in fiamme sulla neve
nei sepolcri
le primavere narravano le mani degli amanti
questo è tempo di strage nei giardini
figlia mia
ma non temere il lamento delle farfalle in agonia
stanotte ti intreccerò radici e semi
sarai bella di ali e foglie
tu non lo sai
i nostri corpi erano fiori
incontro alla rugiada che ci lavava il petto
poi si cadeva puri e nudi in un canto muto
scavandoci le labbra
li conservo ancora tutti gli occhi che ho baciato
quelli che ho strappato
ogni vita che ho vissuto
e la memoria di contrade
che ci cadeva sopra l'alba e l'avvolgeva strette
come i fiori di una sposa
adesso mi resta solo il cuore
incatenato a sbarre di brina
e so quanto posso amarti
di più che già non abbia fatto
in un colpo d'occhio
tutte le forme delle voci
i corsi d'acqua le scaglie di serpente
ed è mia la mano
a spingere forte
il peso di ogni luna sulle stagioni al centro del respiro
non ci sarà altro tempo
per rinascere da un ramo di corallo
e questa misura di dolore è infinitudine d'oceano
a volo radente sui sepolcri di ginestre
io terra di guerre
io piana di aranci
io laguna salmastra dimora agli aironi di passaggio
rupe ferita da tramontane
tua radice malata di salsedine
ma tu rubale ovunque le vie
ad ogni terra
ad ogni possibile mare
e corri avanti alle campane d'argento
che non ti tocchi non ti sporchi
il loro inganno
solo il grano e il rosso di vigna
a fasciarti i fianchi.
- Blog di Stefania Stravato
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