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A Silvia

La mensa è semivuota, alcune persone sono sedute ai tavoli. Il rumore di sottofondo delle stoviglie ti rilassa cullandoti. Con uno sguardo casuale individui la sua presenza.

Lei è seduta di fronte a te a pochi metri di distanza. Distingui chiaramente la macchia di colore dei suoi capelli. La donna è china sul suo vassoio. Al suo tavolo, due ingombranti presenze maschili, coprono in parte la tua visuale.

Riesci a incrociare il suo sguardo appena in tempo per deviare lateralmente il tuo. Le sue labbra rosse si muovono ritmicamente, assaporando lentamente il cibo. Cogli un gesto di tensione osservando il suo piede racchiuso nel sandalo che ondeggia nervosamente sfiorando il pavimento.

Due orecchini rotondi oscillano nell’aria ad ogni suo movimento. Impugnando la forchetta in verticale, accarezza distrattamente il cibo nel piatto; come se stesse cercando una minuscola conchiglia persa nella sabbia del mare.

I due uomini si alzano e scompaiono dalla tua vista. Lei ora è a pieno campo visivo. I suoi occhi scuri sono fissi su di un punto lontano. E' completamente rilassata. Congiunge e allunga le mani inanellate davanti a sé creando così una profondità di campo tra le mani e il suo corpo. Crea un momento di stacco; una pausa, è immobile e assorta, abbandonata al rumore di sottofondo.

Poi all’improvviso si scuote, raccoglie il suo vassoio, appoggia sulla spalla sinistra la sua borsa-zainetto, si alza e lentamente si allontana attraversando leggera lo spazio che si richiude sul suo passaggio.

 

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