Scritto da © maria teresa morry - Mar, 14/05/2013 - 10:43
Due circostanze, due situazioni distanti di sole ventiquattro ore. Domenica passeggio in piazza, c'è il sole, mi fermo un attimo per estrarre gli occhiali da sole dalla borsa. In quel mentre arriva una ragazza nomade, mi avvicina, per mano tiene un bambino, forse un fratellino, forse suo figlio. Mi chiede una moneta. Nel frattempo sopraggiunge un tizio, sui quarant'anni, si direbbe uno " normale", con giacchino di antilope. Come vede che sto frugando nella borsa ( e ripeto: cercavo gli occhiali) costui mi assale, urlando che dando del danaro io favorisco " quei delinquenti" " gente da sbattere a calci" , mi ammonisce pesantemente, bestemmia addirittura. Assicuro che non era ubriaco, se non di odio.Ho realizzato che ai suoi occhi io ero il nuovo " nemico", non certo la ragazza che oramai era avezza agli insulti. Persone attorno hanno assistito basite, incredule. Sotto gli occhi minacciosi di costui, un moneta l'ho data lo stesso alla ragazza, e ho restituito lo sguardo. Lunedì mattina: vedo per strada un anziano assai male in arnese, arranca aggrappato ad un carrettino che sospinge.Lo affianca un ragazzo giovane, forse uno studente.Lo accompagna con voce incoraggiante, gli dice belle parole: " Su Giorgio, vede che ce la fa ? guardi quanta strada abbiam già fatto da casa.Lo vede il bar all'angolo? ancora un poco e ci siamo per un bicchiere d'acqua". Potreste dire che il ragazzo era un accompagnatore a pagamento, che stava solo svolgendo bene il suo lavoro...potrebbe essere, sì. Tuttavia non ho potuto non pensare e riflettere tra tanta cortesia e la volgarità del tipo della piazza. Per cui ho dedotto che la bellezza va cercata con cura e senza desistere, fin tanto che la volgarità si impone con il suo chiasso.