Scritto da © Stefania Stravato - Dom, 07/04/2013 - 13:40
Non ti porterò nella notte
non ti porterò nella morte
né presso muri vestiti di edere nere
ti bacerò nella fragile ombra di un tiglio
senza rimpianti, né rimorsi
e ti fuggirò
sollevando solitudini di giardini straziati
fino al silenzio di un'ellisse innocente
accecata di fiori e faville
in un chiaroscuro malato di vecchie campane
il mio esilio
un nido di folgori
una falce di vento tra le mani
e tu nelle ossa
passi, taci
spezzandomi le dita
livide, naufraghe
scavano
tra le ceneri dei gigli
eppure fummo canto
e spighe.
Innocenti, sfidammo il vento.
E allora
attraversami
come una fede
come un rimpianto
come la notte
poi uccidimi mentre sanguino odore di ginestra
negli occhi di una colomba
in silenzio
annego in un addio
al largo del petto.
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